Oggi celebriamo con gioia la memoria dei santi angeli custodi. Ognuno di noi ha un angelo custode che Dio gli ha messo accanto come guida dalla nascita alla morte (Mt 18,10). Però anche noi possiamo essere angeli ogni qualvolta diffondiamo intorno a noi la gioia di sentirsi amati, sempre e comunque. Infatti nella Bibbia il termine "Angelo" può designare una teofania, un messaggio divino personificato, ma anche un inviato umano, come un profeta o un sacerdote. Nel libro dell'Esodo appunto questo fatto è molto chiaro: "Ecco io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato" (Es 23,20).
Come mai il Signore qui parla di un Angelo e non parla di Mosè che nel racconto dell'Esodo, è stato fin dall'inizio l'unico inviato a guidare il popolo d'Israele? "Una possibile risposta è che l'angelo qui funga da "figura aperta", incarnabile da chiunque Dio sceglierà... L'Angelo pertanto serve a non idolatrare Mosè e a confermare che sia l'esodo, sia il cammino nel deserto, sia l'ingresso nella terra promessa sono opera del Signore... siamo dunque chiamati a benedire il Signore per le tante presenze e volti concreti non causali, attraverso cui Egli ha agito e continua ad agire nella nostro storia, convertendo il cuore, accendendo sogni, dischiudendo la meta; nello stesso tempo non dobbiamo idolatrare questi volti, tributare a loro il culto che spetta solo a Dio" (dal commento al libro dell'Esodo di Don Antonio Nepi). Israele ha quindi il dovere di obbedire all'Angelo che Dio gli manda, perché ha la stessa sua autorità, disobbedire a lui è lo stesso che disobbedire a Dio, dunque bisogna trattarlo con rispetto, seguirlo con docilità perché dall'obbedienza dipende il felice esito dell'ingresso nella terra di Canaan: "Io sarò il nemico dei tuoi nemici e avversario dei tuoi avversari" Jhwh stesso si schiererà come fedele alleato con il suo popolo e farà giustizia dei suoi nemici.
Siamo invitati oggi a riflettere sulla presenza di questi spiriti celesti e a riconoscerli anche nei volti concreti che il Signore pone sul nostro cammino; a credere nella loro esistenza ripetutamente affermata nella Sacra Scrittura; Gesù lo ricorda ai Sadducei che la negavano e la ridicolizzavano; Gesù stesso nato povero nella capanna di Betelemme, non volle che alla sua nascita mancasse il canto degli Angeli e nel deserto dopo essere stato tentato fu assistito dagli angeli; sul monte degli Ulivi mentre sudava sangue al colmo dell'angoscia, gli apparve un angelo dal cielo a confortarlo; e ancora sulla tomba vuota saranno gli angeli a dare per primi la buona notizia della sua risurrezione.
Gesù, il piccolo, il povero per eccellenza ha una amore particolare per i piccoli e i peccatori e ci invita, nel Vangelo di oggi a non disprezzare i membri più fragili e instabili della sua famiglia perché: "I loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli". Gli angeli salgono per saziarsi del volto di Dio e discendono per noi, "Ma quando discendono, non sono più privati della visione della gloria: vedono sempre il volto del Padre... la loro discesa è un atto di misericordia che compiono per noi, per custodirci in tutte le nostre vie... Ciò che soprattutto esigono da noi gli angeli è l'unità, la pace. Ciò non ci sorprenda: essi amano trovare tra noi un'immagine della loro città e contemplare sulla terra la Gerusalemme del cielo" (San Bernardo). Quanto è buono il Signore con noi! Proprio come un padre che conoscendo la fragilità dei suoi figli non permette che siamo soli nel cammino della vita!
L'abate Agatone dava sovente questo consiglio al suo discepolo: Non appropriarti mai di un oggetto che non vorresti cedere immediatamente a chiunque.
GLI ATTREZZI E GLI ALTRI OGGETTI DEL MONASTERO Per tutto quanto il monastero possiede in attrezzi o vestiario o altri oggetti di vario genere, l'abate scelga dei fratelli su cui possa fare affidamento per la loro vita e i loro costumi e a suo giudizio consegni a ciascuno le singole cose perché le tengano in ordine e le raccolgano. E di tutto l'abate tenga un inventario, perché quando i fratelli si avvicendano nell'incarico, sappia quello che dà e quello che riceve. Se poi uno tratta con poca pulizia o con negligenza gli oggetti del monastero, sia ripreso; e, se non si corregge, sia sottoposto alla disciplina regolare.