Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
02 - 08 Maggio 2004
Tempo di Pasqua IV, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Sabato 08 maggio 2004

Io sono nel Padre e il Padre è in me.

Tutto il vangelo di Giovanni mira ad alimentare le nostra fede in Cristo perché possiamo conoscerlo come Figlio di Dio, come la seconda persona della Trinità e come icona del Padre. Gesù dichiara ripetutamente dinanzi a tutti la sua natura divina. Le sue affermazioni solenni, le opere che egli compie, i segni che egli opera mirano a farsi riconoscere nella sua realtà divina e umana, ma allo stesso tempo egli tutto compie per rivelare al mondo l'amore infinito del Padre e la sua identità con Lui. Emergono così i motivi fondamentali della nostra fede nell'unico Dio, uno e trino. Tutto quanto dovevamo e potevamo sapere di Lui ci è rivelato in Cristo: anche in merito alle verità divine e trascendenti egli è la "Via", per questo oggi ci ripete: "Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Conoscere in senso biblico non significa la semplice conoscenza dei dati anagrafici, ma implica sempre un rapporto di intimità, di comunione e di amore. È insita nella stessa natura divina l'esigenza di amare per conoscere, perché lo stesso San Giovanni ci dice che Dio è Amore. Filippo intravede nelle parole di Gesù una eccezionale ed insospettata possibilità, vedere Dio. Chi non lo desidererebbe! La replica del maestro divino suona come un dolce meritato rimprovero: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre". Ancora una volta ci viene suggerito come, per quale via, con quali mezzi possiamo ascendere alle verità soprannaturali e misteriose di Dio; le via è Cristo accolto nella fede, amato e riconosciuto come Dio incarnato per la nostra salvezza. Fede e amore generano poi in noi sin da ora, la vera fecondità della vita: "In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre". Un'altra fondamentale promessa Gesù garantisce per coloro che lo conoscono e lo amano, è l' efficacia della preghiera: "Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò". Noi cristiani abbiamo accolto appieno l'invito di Cristo e, nella liturgia, ogni preghiera è rivolta al Padre, ma termina sempre con la nota formula: "Nel nome del nostro Signore Gesù Cristo …". Abbiamo compreso e sperimentato la forza di quel nome. Anche nelle nostre preghiere private dovremmo, con fede usare le stessa formula.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Un giorno a Sceta si scoprì che un confratello aveva peccato; gli anziani si riunirono e mandarono a chiamare l'Abba Mosè, dicendogli di venire; ma quello non volle andare. Allora il presbitero lo mandò a chiamare dicendo: Vieni, poiché la comunità dei confratelli ti attende. E quello, levatosi, andò. Tuttavia portando con sé una cesta vecchissima, la riempì di sabbia e se la trascinò dietro. Quelli gli andarono incontro dicendo: Che significa, o Padre? E il vecchio rispose loro: I miei peccati scorrono a profusione alle mie spalle e io oggi sono venuto a giudicare i peccati altrui? Allora essi, sentendolo, non dissero nulla al confratello, e anzi lo perdonarono.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI CHE SI TROVANO MOLTO LONTANO DALL'ORATORIO

I fratelli che lavorano molto lontano dall'oratorio e non possono accorrervi all'ora stabilita, e l'abate sa che è veramente così - celebrino l'Opus Dei nel luogo stesso dove lavorano, inginocchiandosi con santo timor di Dio. Così pure i fratelli che sono in viaggio non lascino passare le ore stabilite per l'Ufficio divino, ma lo dicano da soli come meglio possono e non trascurino di rendere a Dio il debito del loro servizio.

Cap.50,1-4.