Il discorso della vita oltre la vita ha incuriosito ed affascinato da sempre la nostra umanità; in qualche modo l'uomo ha cercato continuamente di immergersi in un mondo futuro e diverso da quello che vive sulla terra. Ciò è indice di un innato desiderio di immortalità o almeno la non passiva rassegnazione a finire i suoi giorni immerso nella terra, in preda alla corruzione; è il desiderio di sopravvivere dopo la morte, di trovare una quiete, un riposo, una dimensione definitiva, che l'esperienza della vita terrena non può dare. Sono nate così tante religioni, che incentrano quasi tutto nel culto dei morti. Cristo è venuto a darci la certezza della risurrezione, egli ha davvero squarciato i cieli e li ha riaperti all'uomo. Non ha solo indicato la meta ultima della vita, ma egli stesso ha sperimentato la morte per poi mostrarsi vivo e risorto e salire al cielo sotto gli occhi dei suoi discepoli. Ha indicato la via e la percorsa di persona. Oggi ci da ulteriori rassicurazioni, dice esplicitamente ai suoi: "Io vado a prepararvi un posto". Il posto, di cui parla Gesù e che egli promette, non è visibile con gli occhi della carne, ma solo con quelli della fede, per cui ci esorta: "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me". Vuole così immergerci nei pensieri dello spirito, farci salire in alto, oltre i confini del mondo e del tempo, vuole aprirci gli occhi dell'anima. Egli ci precede, egli ci prepara il "posto", egli stesso poi tornerà a prenderci. Egli quindi, non solo ci indica la strada del cielo, ma ci si propone come la "via, la verità e la vita". Vuole dirci che praticando i suoi insegnamenti, seguendolo nei suoi percorsi, affidandoci alla sua misericordiosa bontà, potremmo anche noi salire, ascendere, raggiungerlo, godere con lui. Dobbiamo perciò seguirlo, ascoltarlo, lasciarci vivificare da Lui nell'intimità della comunione senza mai perdere di vista l'approdo finale.
Signore, metti l'arcangelo alla mia bocca perché io custodisca il mio cuore.
L'OSSERVANZA DELLA QUARESIMA Perciò in questi giorni aggiungiamo qualcosa al consueto debito del nostro servizio: preghiere particolari, astinenza da cibo o da bevanda; di modo che ciascuno di propria iniziativa offra a Dio, nella gioia dello Spirito Santo (1 Ts 1,6), qualcosa in più oltre la misura che gli è imposta: cioè privi il suo corpo di un po' di cibo, di bevanda, di sonno, di loquacità, di leggerezza, e nella gioia del desiderio spirituale aspetti la santa Pasqua. Però quello che ciascuno intende offrire lo sottoponga al suo abate e lo compia con la sua preghiera e la sua approvazione; perché quanto si fa senza il permesso del padre spirituale sarà imputato a presunzione e vanagloria, non a merito. Tutto dunque si deve fare con il consenso dell'abate.