Amare i nemici, fare del bene a coloro che ci odiano, benedire coloro che ci maledicono, pregare per coloro che ci maltrattano, porgere l'altra guancia a chi ci percuote nell'una, dare anche la tunica a che ci toglie il mantello, essere costantemente disponibili a dare gratuitamente: sono questi i precetti che Gesù oggi scandisce per noi lo ascoltiamo e vogliamo seguirlo ed imitarlo. Davvero l'amore per il cristiano non deve e non può avere limite alcuno. Valica oltre i confini della più semplice logica umana, anzi è sfacciatamente irrazionale, proprio perché s'adorna della logica di Dio. È logico quindi dedurre che l'amore che Cristo ci chiede non potrà mai e poi mai sgorgare dal cuore dell'uomo se non è abbondantemente irrorato di grazia. Cristo ha perdonato i peccatori, ha dato se stesso fino al dono supremo della vita immolata sulla croce, crocifisso ha pregato per i suoi persecutori, per tutti noi ha meritato il perdono. Tutta la sua storia e di conseguenza tutta la storia della Chiesa, vista e giudicata secondo i criteri umani, è contrassegnata da continue sconfitte, da umiliante arrendevolezza e da sconcertanti debolezze. Infatti Colui che aveva proclamato l'amore è rimasto vittima dell'odio, Colui che aveva fatto bene ogni cosa e aveva risuscitato i morti, è poi stato inchiodato inerme ad una croce. E i suoi seguaci? Non hanno avuto in tanti la stessa identica sorte? Lo testimonia la schiera dei martiri e di tutti coloro che in modi e momenti diversi si sono lasciati inchiodare ad una croce come schiavi. Questo passo della lettera di S. Paolo ai Corinti sintetizza in modo mirabile la nostra storia: "Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo schiaffeggiati, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi".
«Un giovane fratello fu inviato dal suo anziano da un certo fratello che aveva un giardino al Sinai per prendere qualche frutto per il suo abba. Quando giunse al giardino, disse al fratello che ne era il proprietario: "Padre, il mio anziano mi ha chiesto se hai qualche frutto?". Gli disse: "Si, figlio mio, tutto ciò che vuoi è là; prendi quello che ti serve". E il giovane monaco disse: "Forse c'è qui la misericordia di Dio, padre?". Quando quel fratello udì questa parola, rimase pensieroso, con gli occhi a terra e disse al giovane: "Cosa hai detto figlio mio?". Il giovane ripeté: "Padre, ho detto: Forse c'è qui la misericordia di Dio, padre?". E nuovamente per la terza volta il fratello gli pose la stessa domanda. Il proprietario del giardino rimase per un momento in silenzio, non sapendo cosa rispondere al giovane, e poi con un sospiro disse: "Dio ci aiuti, figlio mio!". E lasciando all'istante il giovane, prese la sua melote e andò nel deserto, abbandonando il giardino e dicendo: "Andiamo a cercare la misericordia di Dio. Se un giovane mi ha interrogato senza che io potessi dargli una risposta, che cosa farò quando sarò interrogato da Dio?"»
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI A Prima del lunedì si dicano tre salmi, cioè l'1, il 2 e il 6; e così fino alla domenica a Prima si recitino ogni giorno tre salmi di seguito fino al 19, ricordandosi di dividere in due parti i salmi 9 e 17. In tal modo alle Vigilie della domenica si comincerà sempre con il salmo 20. A Terza, Sesta e Nona del lunedì si dicano le rimanenti nove strofe del salmo 118, tre strofe per ciascuna Ora.