La croce è il simbolo radicale e primordiale per i cristiani. È anche uno dei pochi simboli universali, cioè comuni a tutte le confessioni cristiane. Qui verrà presentato come segno utilizzato nella Liturgia cattolica.
Alcuni popoli antichi usavano punire i delitti più gravi con la morte di croce. Ma essa fu introdotta tra i Giudei solo da Alessandro Janneo (+76 aC) e dai Romani. La croce fu adibita dai Persiani, dai quali la conobbe Alessandro Magno. Soprattutto i Cartaginensi punivano spesso con il supplizio della croce. Dai diversi studi sembra che i Romani abbiano appreso tale uso da loro. Questo supplizio a Roma era chiamato servile, ma poteva anche essere inflitto a un cittadino romano.
Nell'Antico Testamento la croce non appare perché solo durante la dominazione romana essa viene usata come pena di morte. È stato osservato però in molti testi antichi che il Segno di croce viene messo in rapporto con la lettera "thau" "T" ebraica che è l'ultima lettera dell'alfabeto e vuole significare (come la "omega" greca) Dio nella sua perfezione. In questo senso abbiamo un riferimento nel libro di Ezechiele che scriveva:
«Il Signore gli disse: "Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono"» (Ez. 9,4)
In questo passo appare come i fedeli a Dio, coloro cioè che sono desiderosi del suo perdono, vengono segnati con un segno speciale, esterno, che aveva forma simile alla nostra croce, per essere subito riconosciuti da Dio.
In realtà, il primo a fare il segno di croce fu lo stesso Cristo: egli «stese le braccia sulla croce» «fra il cielo e la terra in segno di perenne alleanza».
Il tema della croce è anche molto caro a Paolo. Ma i primi testi extra-biblici sull'uso del segno di croce troviamo negli Atti gnostici di San Giovanni, di San Tommaso, di San Pietro, tutti del II secolo. Anche Tertulliano nella Traditio attesta che i cristiani usano segnarsi la fronte contro le tentazioni del demonio. Ma egli attesta pure che il segno era diffuso anche fuori dell'ambiente liturgico. Scriveva:
«Se ci mettiamo in cammino, se usciamo od entriamo, se ci vestiamo, se ci laviamo o andiamo a mensa, a letto, se ci poniamo a sedere, in queste e in tutte le nostre azioni ci segniamo la fronte col segno di croce.» (TERTULLIANO, De corona, III,)
Questi testi si riferiscono al piccolo segno di croce, l'unico allora in uso, che si tracciava principalmente sulla fronte (forse per essere conforme con le visioni di San Giovanni nell'Apocalisse), col pollice o con l'indice della mano destra in forma di T o di X.
Ma con il pollice si benediceva nei secoli IV-V anche oggetti distanti dalla persona. Gaudenzio di Brescia parla della triplice croce (tre croci fatte sul cuore, sulla fronte, sulle labbra). Gli ammalati venivano segnati con la croce sulle membra dolenti. Oltre il piccolo segno di croce, più tardi (verso X sec., forse inizialmente nell'ambiente monastico) è stato introdotto nella liturgia il grande segno di croce. Esso si tracciava dalla fronte al petto e dalla spalla sinistra alla destra). Probabilmente l'uso non-liturgico di questo gesto esisteva già dal V secolo.
Il segno di croce poteva essere tracciato con la mano sulle persone o anche sulle cose in segno di benedizione. Mentre in Occidente si usa fare le benedizioni con la sola mano, gli Orientali preferiscono benedire tenendo nella mano destra una croce.
Il segno di croce doveva accompagnare, anche dopo la morte, tutti quelli che si erano consacrati a Cristo, manifestazione di Dio nel mondo. Non sono rari infatti gli epitaffi con il segno + o x. Questi defunti, segnati nel battesimo con la croce, dopo la morte, sperano di essere salvati proprio in virtù di questo simbolo.
Il gesto di croce veniva spesso accompagnato da una formula. Una di queste, quell'antichissima formula evangelica - invocazione trinitaria: In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Altre, usate fino adesso nella nostra liturgia: Adiutorium nostrum in nomine Domini, Domine, labia mea aperies, Deus, in adiutorium meum intende.
Il segno di croce è il gesto più usato in tutte le celebrazioni liturgiche e paraliturgiche. Già sant'Agostino notava:
«Col segno della croce si consacra il Corpo del Signore, si santifica il fonte battesimale, sono ordinati i sacerdoti e gli altri ministri, si consacra insomma tutto ciò che coll'invocazione del nome di Cristo, dev'essere reso santo.» (S. Agostino, Serm. 181, de Tempore.)
Il segno della croce è usato in molti momenti delle celebrazioni. Ci limitiamo solo a quelli che consideriamo più rilevanti, quindi parleremo solo del Battesimo, della Confermazione, dell'Unzione degli infermi, dell'Eucaristia e del Sacramento della Penitenza.
All'inizio della vita cristiana il segno della croce è come il sigillo di proprietà e di fede in Cristo Salvatore. Ogni volta che facciamo il segno di croce ricordiamo in qualche modo il nostro battesimo. È qui che per la prima volta siamo stati segnati dal ministro e dai genitori e padrini con questo segno (OBP, n. 41-42). Il sacerdote dice:
«N., con grande gioia la nostra comunità cristiana ti accoglie. In suo nome io ti segno con il segno della croce. E dopo di me anche voi, genitori e padrini, farete sul vostro bambino il segno di Cristo Salvatore». E senza dire nulla traccia sulla fronte d'ogni bambino il segno di croce, poi invita i genitori ed eventualmente i padrini, a ripetere il suo gesto.» ((OBP, n.41-42))
Secondo una usanza cristiana i genitori, dopo aver segnato con la croce i figli nella celebrazione del battesimo continuano a farlo anche nella vita (specie nei momenti cruciali della loro vita ma anche nella liturgia famigliare - d'ogni giorno).
Dopo, nella vita dei bambini, un grande significato ha la Confermazione - segno di croce sulla fronte, fatto dal vescovo con il sacro Crisma (OC, n.27).
Quando il cristiano lotta con la malattia o è prossimo alla morte viene segnato con il segno della croce dal sacerdote con l'olio degli infermi.
Il segno della croce inizia e conclude la vita cristiana (nel battesimo o nelle esequie), ma anche inizia e conclude ogni forma di preghiera, ogni forma di liturgia cristiana. Nella celebrazione della messa il segno della croce si pone all'inizio della celebrazione.
* Croce processionale - Alla fronte del corteo, poi rimane nel presbiterio per far parte dell'altare stesso. Se è presente un'altra croce, questa viene deposta. (CE, n.129).
* Terminato il canto d'ingresso, il sacerdote e i fedeli fanno il segno di croce. Il sacerdote dice: «In nomine Patris et...» (Ordo Misse cum popolo, MR, n. 2).
* Se si fa l'aspersione domenicale, per la benedizione dell'acqua (e del sale). (MR, p.917).
* Se la lettura del Vangelo viene proclamata dal diacono, egli inchinato davanti al sacerdote, chiede la benedizione. Il sacerdote, con voce sommessa, dice: «Dominus sit in corde tuo (...) in nomine Patris...». (MR, p.338).
* Poi per la proclamazione del Vangelo: il sacerdote o il diacono dice: «Sequentia sancti Evangelii...», intanto segna il libro e se stesso in fronte, sulla bocca e sul petto. (MR, p.388).
* Per la celebrazione pontificale del papa, dopo la proclamazione del Vangelo, il papa benedice l'assemblea con l'evangelario.
* Per l'incensazione delle oblate, presbitero impone l'incenso, lo benedice senza dire nulla. (IGMR, n.236) .
* Nelle Preghiere Eucaristiche o per la benedizione delle offerte. (Il celebrante principale benedice con un unico segno di croce il pane e il calice). o Nel Canone Romano alle parole: «Suplices, te rogamus (...) omni benedictione caelesti et gratia repleamur» il presbitero si segna.
* Nei riti di conclusione, per la benedizione finale: l sacerdote, mentre pronnuncia «Benedica vos...» segna un unico segno di croce, con la mano destra sull'assemblea. Se è presente il vescovo, segna l'assemblea tre volte con il segno di croce.
Il segno della croce assume uno speciale significato nel Sacramento del Perdono. In esso:
«il segno di croce, tracciato sul capo del penitente, diventa il segno sacramentale.
Infatti nel sacramento la formula dell'assoluzione, pronunciata dal sacerdote, insieme con il segno della croce, vogliono essere un segno visibile di salvezza con il quale la Chiesa si serve per manifestare il perdono datole da Dio.» (OP, n. 6d)
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