Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Novembre 2024
Tempo Ordinario XXXIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 1

San Celestino V

19 Maggio
Papa

BIOGRAFIA

San Celestino V°, papa

Celestino V°, o Pietro da Morrone, nacque ad Isernia in Abruzzo l'anno 1215 da virtuosi e caritatevoli genitori. E' una figura emblematica del secolo di grandi santi, ma anche di profonde lacerazioni nel tessuto della Chiesa. Fu Papa per pochi mesi soltanto. Aveva già quasi settant'anni quando fu strappato dalla solitudine della vita monastica e fu spinto ad accettare il pesante incarico di capo della Chiesa; la Santa Sede era vacante da 27 mesi: egli dovette accettare. Ma qualche mese più tardi rinunciò volontariamente al governo della Chiesa. Passò al gaudio sempiterno l'anno 1296, Clemente VI lo proclamò santo nel 1313. Figlio di San Benedetto, di cui praticò le lezioni di umiltà, S. Celestino aveva visto affluire nel suo eremitaggio numerosi discepoli attratti dalla santità della sua vita. Di qui l'origine di un ramo dell'Ordine benedettino che portava il suo nome: " i Celestini", soppressi al tempo della Rivoluzione francese.

MARTIROLOGIO

A Fumone vicino ad Alatri nel Lazio, anniversario della morte di san Pietro Celestino, che, dopo aver praticato vita eremitica in Abruzzo, celebre per fama di santità e di miracoli, ottuagenario fu eletto Romano Pontefice, assumendo il nome di Celestino V, ma nello stesso anno abdicò dal suo incarico preferendo ritirarsi in solitudine.

DAGLI SCRITTI...

Cattedrale de L'Aquila

Dalle "Conferenze" di Cassiano, abate.
Arrivano a contemplare con uno sguardo limpido e penetrante la divinità di Gesù soltanto coloro che si levano al di sopra delle opere e dei pensieri del mondo, ritirandosi con lui sull'alto monte solitario. Questo monte, libero dal tumulto dei pensieri e delle passioni terrene e separato dal disordine di tutti i vizi, sulla cima di una fede purissima e di eminenti virtù, rivela lo splendore del volto di Cristo e l'immagine della sua gloria a coloro che hanno meritato di contemplarlo per la limpidezza dell'anima.
Il Signore però lo vedono anche quelli che nelle città, nei paesi e nei villaggi si danno alle opere di una vita attiva o ascetica; ma ad essi non si manifesta con lo stesso splendore col quale appare a quelle anime abbastanza forti da salire con lui sul detto monte delle virtù, come Pietro, Giacomo e Giovanni. Allo stesso modo infatti, cioè nella solitudine, apparve un giorno a Mosè e parlò a Elia. Nostro Signore, volendo confermare questa dottrina e lasciarci l'esempio di una purezza perfetta, benché egli non avesse bisogno del mezzo esteriore del ritiro e della solitudine per conseguirla, essendo la stessa fonte di ogni santità, pure si ritirò "sul monte, solo, a pregare" (Mt 14, 23). Col suo esempio volle insegnarci che, se anche noi vogliamo pregare Dio con integro e puro affetto del cuore, come lui dobbiamo fuggire lo strepito e la confusione della folla. In tal modo, pur restando in questo mondo, già potremo vivere almeno in parte la beatitudine promessa ai santi nella vita eterna, in modo che anche per noi "Dio sia tutto in tutti" (1 Cor 15, 28). Allora si realizzerà perfettamente in noi la domanda che il nostro Salvatore rivolse al Padre per i suoi discepoli: "L'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro" (Gv 17,26), e ancora: "Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola» (Gv 17, 21). Quell'amore perfetto col quale Dio "ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19) si riverserà nei nostri cuori, quando si compirà questa preghiera del Signore, che certo non può restare inesaudita. Tutto questo avverrà quando tutto il nostro amore, tutto il nostro desiderio, l'oggetto di ogni nostra ricerca, di ogni nostro pensiero, sarà Dio: scopo di tutta la nostra vita, fonte delle nostre parole, nostro respiro. Allora, quell'unità che regna tra il Padre e il Figlio e tra il Figlio e il Padre, sarà trasfusa nel nostro sentimento e nel nostro spirito cioè, come egli ci ama di un amore sincero, puro e indissolubile, così anche noi ci uniremo a lui con un amore perenne e inseparabile, e gli saremo talmente congiunti, che ogni nostro respiro, ogni attività della nostra mente e ogni nostra parola esprimerà lui. Raggiungeremo così il fine di: cui abbiamo parlato, che il Signore chiede per noi nella sua preghiera: "Siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità" (Gv 17, 22. 23). E di nuovo: "Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io" (Gv 17, 24). Questo dev'essere lo scopo di tutta la vita del monaco; a questo deve tendere ogni suo sforzo: meritare, cioè, di possedere fin da questa vita l'immagine della futura beatitudine e, mentre ancora vive nel corpo, cominciare a pregustare in qualche misura un saggio di quella vita e di quella gloria celeste. Questo, ripeto, è il fine di ogni perfezione: che l'anima, alleggerita da ogni peso della carne, ogni giorno si elevi verso le realtà celesti, a tal punto che tutta la sua vita e ogni movimento del suo cuore diventino un'unica e continua preghiera.

San Celestino V°