Nacque ad Arona (Novara) nel 1538. Dopo aver conseguito la laurea in «utroque iure», dallo zio Pio IV fu fatto cardinale ed eletto vescovo di Milano. Qui si dimostrò un autentico pastore del gregge. Visitò più volte tutta intera la diocesi, indisse sinodi e svolse la più intensa attività in ogni settore per la salvezza delle anime, sforzandosi di promuovere con ogni mezzo un livello alto di vita cristiana. Morì il 3 novembre 1584 a Milano.
Memoria di san Carlo Borromeo, vescovo, che, fatto cardinale da suo zio il papa Pio IV ed eletto vescovo di Milano, fu in questa sede vero pastore attento alle necessità della Chiesa del suo tempo: indisse sinodi e istituì seminari per provvedere alla formazione del clero, visitò più volte tutto il suo gregge per incoraggiare la crescita della vita cristiana ed emanò molti decreti in ordine alla salvezza delle anime. Passò alla patria celeste il giorno precedente a questo.
Dal Discorso tenuto da san Carlo, vescovo, nell'ultimo Sinodo.
Tutti siamo certamente deboli, lo ammetto, ma il Signore Dio mette a nostra disposizione mezzi tali che, se lo vogliamo, possiamo far molto. senza di essi però non sarà possibile tener fede all'impegno della propria vocazione. Facciamo il caso di un sacerdote che riconosca bensì di dover essere temperante, di dover dar esempio di costumi severi e santi, ma che poi rifiuti ogni mortificazione, non digiuni, non preghi, ami conversazioni e familiarità poco edificanti; come potrà costui essere all'altezza del suo ufficio? Ci sarà magari chi si lamenta che, quando entra in coro per salmodiare, o quando va a celebrare la Messa, la sua mente si popoli di mille distrazioni. Ma prima di accedere al coro o di iniziare la Messa, come si é comportato in sacrestia, come si é preparato, quali mezzi ha predisposto e usato per conservare il raccoglimento?
Vuoi che ti insegni come accrescere maggiormente la tua partecipazione interiore alla celebrazione corale, come rendere più gradita a Dio la tua lode e come progredire nella santità? Ascolta ciò che ti dico. Se già qualche scintilla del divino amore é stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioé le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili. Hai il mandato di predicare e di insegnare? Studia e applicati a quelle cose che sono necessarie per compiere bene questo incarico. Dà sempre buon esempio e cerca di essere il primo in ogni cosa. Prédica prima di tutto con la vita e la santità, perché non succeda che essendo la tua condotta in contraddizione con la tua prèdica tu perda ogni credibilità.
Eserciti la cura d'anime? Non trascurare per questo la cura di te stesso, e non darti agli altri fino al punto che non rimanga nulla di te a te stesso. Devi avere certo presente il ricordo delle anime di cui sei pastore, ma non dimenticarti di te stesso. Comprendete, fratelli, che niente é così necessario a tutte le persone ecclesiastiche quanto la meditazione che precede, accompagna e segue tutte le nostre azioni: Canterò, dice il profeta, e mediterò (cfr. Sal 100, 1 volg.) Se amministri i sacramenti, o fratello, medita ciò che fai. Se celebri la Messa, medita ciò che offri. Se reciti i salmi in coro, medita a chi e di che cosa parli. Se guidi le anime, medita da quale sangue siano state lavate; e «tutto si faccia tra voi nella carità» (1 Cor 16, 14). Così potremo facilmente superare le difficoltà che incontriamo, e sono innumerevoli, ogni giorno. Del resto ciò é richiesto dal compito affidatoci. Se così faremo avremo la forza per generare Cristo in noi e negli altri. (Acta Ecclesiae Mediolanensis, Milano 1599, 1177-1178).
Carlo (Arona, Novara, 2 ottobre 1538 - Milano, 3 novembre 1584), di nobile famiglia, divenuto ancora giovane «cardinal nepote» dello zio papa Pio IV, a contatto con gli ambienti romani della Riforma cattolica iniziò un personale rinnovamento di vita. Ricevuta l’ordinazione presbiterale ed episcopale, divenne arcivescovo di Milano, ove si trasferì secondo i canoni del Concilio di Trento, per la cui conclusione aveva egli stesso operato. Con frequenti sinodi e capillari visite pastorali ristabilì la disciplina del clero, fondò il seminario, formò i fedeli mediante l’istruzione catechistica, la cura per la celebrazione dei sacramenti, l’intensa predicazione. Lo stesso zelo per la riforma della Chiesa ambrosiana mostrò per tutte le diocesi delle quali fu metropolita, vegliando in particolare sulle popolazioni a confine con i territori passati alla Riforma. Morì a soli 46 anni, consumato dalle fatiche apostoliche.