Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
17 - 23 Novembre 2024
Tempo Ordinario XXXIII, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 1

San Bonfilio

28 Settembre
Vescovo

BIOGRAFIA

Chiesa dedicata al santo vescovo, Foligno.

Nato verso il 1040 a Osimo, nelle Marche, da nobile famiglia, Bonfiglio entrò nell'abbazia di Santa Maria di Storaco di cui, più tardi, divenne abate. Fu vescovo di Foligno e succedette ad Azzo verso il 1070. La sua vita è stata scritta da san Silvestro Guzzolini fondatore della Congregazione monastica benedettina silvestrina e suo primo biografo, un secolo dopo la morte del santo. Bonfiglio, già vescovo, partecipò alla crociata in Terra Santa, dove rimase dal 1096 al 1104, conducendo vita penitente in solitudine perfetta; rientrato in Italia, si recò a Roma, poi tornato alla sua diocesi di Foligno, la trovò occupata dal giovane vescovo Andrea, nominato dal papa alla richiesta del popolo che da molto tempo non aveva più notizie dal loro vescovo precedente. Bonfilio ne riconobbe umilmente l'elezione e si ritirò nell'abbazia di Storaco. Qui, alcuni suoi monaci gli resero la vita impossibile e Bonfiglio costretto a fuggire nell'eremo di Nostra Signora della Fara, in diocesi di Cingoli, morì, logorato dall'austerità e dalla penitenza, il 27 Settembre 1115.

MARTIROLOGIO

A Cingoli nelle Marche san Bonfilio vescovo. Nato ad Osimo verso il 1040, fu monaco e poi abate di S. Maria di Storaco presso Filottrano (Ancona), quindi ve-scovo di Foligno, pellegrino in Terra Santa durante la prima crociata, nuovamente monaco a S. Maria di Storaco e infine eremita a S. Maria di Fara presso Cingoli, dove morì verso il 1115. Nel secolo XIII san Silvestro abate ne scrisse la Vita.

DAGLI SCRITTI...

San Silvestro mentre scrive la vita del santo vescovo.

Dalla "Vita del beato Bonfiglio, vescovo e confessore, scritto da san Silvestro, abb."
Abbandonato il monastero, Bonfiglio cercò un luogo adatto per darsi alla vita eremitica che poco prima aveva condotto in Terra Santa. Incamminatosi, dunque pensava dove potesse trovare un posto di suo gradimento. Molti gli dissero che tale sito poteva essere tra i monti di Cingoli, a Santa Maria di Fara, in una valle circondata da alti monti e ricca di granà di e vetusti alberi e di fitti boschi. Il luogo sembrava adatto alla vita eremitica, ma a molti riusciva insopportabile per l'eccessiva solitudine. Confidando nella bontà del signore onnipotente, al cui volere sempre si affidava, il vescovo Bonfiglio cominciò ad abitarvi coraggiosamente. Si costruì, secondo l'uso degli eremiti, una colletta con tamarischi e felci, che ivi crescevano in abbondanza; e lieto, in quella grande pace, come aveva desiderato attendeva con impegno ai digiuni, alle veglie, alla salmodia e agli altri esercizi spirituali, secondo il suo solito. Tuttavia, benché abitasse nei recessi dei monti e dei boschi, non poté rimanervi a lungo nascosto. La fama della sua santità e delle sue virtù giunse velocemente agli orecchi dei vicini e dei lontani. Egli dichiarava a tutti di voler rimanere nascosto. Molti però erano attirati dalla sua santità e spiriti da devozione e da grande affetto, desideravano conversare con lui. E mentre gli portavano il cibo del corpo, ricevevano dalla sua bocca il nutrimento della vita celeste. In quel luogo il beato vescovo Bonfiglio trascorse molti anni occupato nelle opere sante e nell'acquisto della virtù. Volendo Dio onnipotente ricompensare le sue fatiche, si degnò di chiamarlo dalle sofferenze di questo mondo e dall'esilio della vita presente ai gaudi eterni, per donargli nella gloria la compagnia dei cittadini del cielo che egli aveva desiderato intensamente dalla fanciullezza fino alla più tarde vecchiaia.

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