Un astro di luce particolare e inestinguibile brilla nel bel cielo del sec. XIII, luce che illumina le menti, conforta i cuori e corrobora le volontà; è la luce che emana: l'Angelico Dottore, San Tommaso. Nacque verso la fine del 1225 dalla famiglia dei Conti di Aquino. Attese agli studi prima nel monastero di Monte Cassino e poi a Napoli. Entrò nell'Ordine dei Padri Predicatori di San Domenico. Completò la sua formazione a Colonia, alla scuola di S. Alberto Magno, e poi a Parigi. Nello studio parigino da studente divenne docente di filosofia e teologia. Scrisse molte opere. Si addormentò nel Signore l'anno 1274, nel monastero cistercense di Fossanova. Mirabili ed eccelse furono le sue virtù e fu iscritto nell'albo dei santi nel 1323. Leone XIII l'ha proclamato patrono dell'insegnamento cattolico.
Memoria di san Tommaso d'Aquino, sacerdote dell'Ordine dei Predicatori e dottore della Chiesa, che, dotato di grandissini doni d'intelletto, trasmise agli altri con discorsi e scritti la sua straordinaria sapienza. Inviato dal beato papa Gregorio X a partecipare al secondo Concilio Ecumenico di Lione, morì il 7 marzo lungo il viaggio nel monastero di Fossanova nel Lazio e dopo molti anni il suo corpo fu in questo giorno traslato a Tolosa.
Dalle «Conferenze» di san Tommaso d'Aquino, sacerdote
Nessun esempio di virtù é assente dalla croce
Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell'agire. Fu anzitutto un rimedio, perché é nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati. Ma non minore é l'utilità che ci viene dal suo esempio. La passione di Cristo infatti é sufficiente per orientare tutta la nostra vita.
Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti é assente dalla croce.
Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13). Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui. Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano. Ora Cristo ci ha dato sulla croce l'esempio dell'una e dell'altra cosa. Infatti «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2, 23) e come un agnello fu condotto alla morte e non apri la sua bocca (cfr. At 8, 32). Grande é dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia» (Eb 12, 2).
Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: «Come per la disobbedienza di uno solo, cioé di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5, 19). Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che é il Re dei re e il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 3, 2). Egli é nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si son divise tra loro le mie vesti» (Gv 19, 24); non gli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53, 4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15, 17); non ai piaceri, perché «quando avevo sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68, 22).(Conf. 6 sopra il «Credo in Deum»).
Tommaso (Roccasecca presso Aquino, Frosinone, 1224 /1225 - Fossanova, Latina, 7 marzo 1274 ), dopo una prima formazione nel monastero di Montecassino, divenne discepolo di sant’Alberto Magno. Entrato nell’Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani), fu maestro innovatore a Parigi, Roma e Napoli, formulando un originale metodo teologico fondato sull’alleanza tra fede e ragione. Celebre, tra le sue molteplici opere, la Summa theologiae, presentazione sistematica e geniale della dottrina tradizionale. Determinante fu il suo influsso sul pensiero filosofico e teologico dei secoli successivi. Il 28 gennaio è il giorno della traslazione delle sue spoglie nel convento dei Domenicani di Tolosa (Francia), nel 1369.