Il Santuario della Madonna "ad Rupes" (delle rupi) posto nella splendida Valle Suppentonia tra Nepi e Civitacastellana, 54 km da Roma. Con secolare tradizione perché qui, già dal IV - V sec., è stata venerata dai monaci benedettini e il popolo fedele un effigie della Madonna con il Bambino sulle ginocchia. Oggi il miracoloso quadro della Madonna viene venerato da moltissimi pellegrini non solo dalla popolazione della diocesi ma anche da tantissimi che vengono qui, alla Grotta della Madonna, per chiedere alla Madre le grazie, specialmente nei problemi famigliari. Custodi del Pontificio Santuario Madonna ss.ma "ad Rupes" a Castel Sant'Elia (VT) che è stato onorato dal Santo Padre con il titolo di Basilica Minore sono i Padri Micaeliti, gli stessi che si dedicano al servizio del Santuario di San Michele a Monte Sant'Angelo in Puglia. Nel Santuario della Madonna sono presenti da 15 anni.
Dai Dialoghi di San Gregorio Magno, papa e Dottore della Chiesa.
SULLA MORTE DI SANT'ANASTASIO, L'ABATE DEL MONASTERO DETTO "SUBPENTOMA"*
Caro Pietro: Ora passo a narrare un fatto accaduto in una località poco lontana. Me ne hanno parlato due uomini tuttora viventi: il venerando vescovo Massimiano e quel Laurione, un veterano della vita monastica, che tu pure hai conosciuto. Quest'ultimo fu allevato dal piissimo Anastasio nel cenobio detto "Subpentoma"*, che sorge presso la città di Nepi. Anastasio, uomo di vita esemplare, si incontrava molto frequentemente con Nonnoso, priore del monastero del Monte Soratte, sia perché vivevano in località vicine, sia perché si trovavano in sintonia per l'esemplarità dei loro costumi e per l'amore per le virtù. Nonnoso aveva come abate un uomo duro, intrattabile, ma sopportava con sorprendente equanimità i suoi modi di fare. Come, in qualità di priore, riusciva autorevole presso i monaci per la sua mansuetudine, cosi con la sua umiltà spesso placava la collera dell'abate.
Sempre in quel tempo, il venerando Anastasio, di cui ho già parlato, era attuario della santa Chiesa Romana, alla quale, per volontà del Signore, io servo. Egli però, desiderando dedicarsi interamente a Dio solo, abbandonò il suo archivio e si scelse un monastero, proprio quello chiamato "Subpentoma" cui sopra accennavo; vi trascorse molti anni, conducendo una vita tutta dedita alla ricerca di Dio, e divenne anche vigile e premuroso abate di quel cenobio.
Sul luogo domina, imponente, un roccione e sotto si apre un profondo precipizio. Una notte, quando già Dio onnipotente aveva deciso di premiare il venerando Anastasio per le sue fatiche, si udì una voce dall'alta rupe, una voce che, scandendo le parole, diceva: "Anastasio, vieni!" Dopo di lui altri sette fratelli vennero chiamati per nome. Poi per un breve momento la voce tacque, e dopo la si udì ancora chiamare un ottavo fratello. Tutta la comunità sentì; non c'era, dunque, dubbio che coloro i quali erano stati chiamati per nome sarebbero presto morti.
Nel volgere di pochi giorni, prima il venerando Anastasio, poi gli altri sette, nell'ordine in cui erano stati appellati dall'alto della roccia, migrarono dalla loro carne. Invece il monaco cui nome era stato pronunciato dopo un breve silenzio, restò in vita ancora pochi giorni. Poi morì anche lui. Risultò cosi chiaro che il breve momento in cui la misteriosa voce aveva taciuto, non era privo di significato: l'ultimo chiamato sarebbe vissuto ancora un po'.
Ma ecco un avvenimento prodigioso. Infatti, quando il pio Anastasio spirò, vi era un fratello nel monastero che non voleva assolutamente sopravvivere a lui. Gettatosi ai suoi piedi, incominciò a supplicarlo tra le lacrime dicendo: "Nel nome di Colui al quale vai, che io non rimanga su questa terra più di sette giorni dopo il tuo transitori. E prima del settimo giorno dal decesso di Anastasio anche costui morì, sebbene quella notte non fosse stato chiamato insieme con gli altri. È pertanto evidente che fu solo l'intercessione del venerando Anastasio ad ottenere che lo seguisse nell'aldilà. (DIALOGHI, I, VIII).
(*) Subpentoma è l'attuale Castel Sant'Elia, ad una dozzina di km da Monte Soratte e a soli due da Nepi. Vi sorgeva un monastero di cui era abate Anastasio.
La devozione al nome di Maria nacque in epoca medievale, insieme a quella per il nome di Gesù. La festa liturgica fu introdotta in tutta la Chiesa occidentale da Innocenzo XI dopo la vittoria sui Turchi a Vienna, avvenuta il 12 settembre 1683. Il nome nella Bibbia indica l'identità e la missione di una persona. Ora, se il nome di Maria è forse di origine egiziana, esso contiene la radice del verbo «amare». Ella è dunque l'Amata in cui non vi è difetto (cf. Ct 4, 7), «piena di grazia», come la chiama l'angelo Gabriele (Lc 1, 28). Maria è pertanto l'immagine e la primizia della Chiesa, Sposa che la grazia di Dio ha trasformato da "non-amata" in "amata" (cf. Os 1, 6; 2, 3).
Santissimo Nome della beata Vergine Maria: in questo giorno si rievoca l'ineffabile amore della Madre di Dio verso il suo samtissimo Figlio ed è proposta ai fedeli la figura della Madre del Redentore perché sia devotamente invocata.