Nacque a Cremona nel 1502 da famiglia nobile e studiò medicina a Padova, esercitando in seguito la professione a favore dei poveri. Nel contempo si dava all'istruzione catechistica tra i fanciulli. Dopo aver rinunciato all'eredità paterna ed essersi legato a Dio con voto di verginità, intrapresi gli studi teologici nel 1528 divenne sacerdote. Nel 1530, essendo cappellano della contessa Luigia Torelli di Guastalla, si trasferì a Milano che divenne il campo del suo apostolato. Qui, per ispirazione del P. Battista da Crema domenicano, istituì una compagnia di preti regolari dediti all'apostolato per la riforma del clero e l'edificazione del laicato: ne nacque la Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo, i quali avendo successivamente la cura della chiesa di san Barnaba a Milano furono detti Barnabiti. Vennero anche istituite le Angeliche di San Paolo, congregazione femminile sorta nel 1536. Sant'Antonio diede sviluppo e ordine alla pratica delle Quarantore. E risale a lui la consuetudine di far suonare la campanella alle 3 pomeridiane in ricordo della morte del Signore. Fu canonizzato nel 1897.
Sant'Antonio Maria Zaccaria, sacerdote, che fondò la Congregazione dei Chierici regolari di San Paolo o Barnabiti allo scopo di rinnovare la vita dei fedeli e a Cremona in Lombardia fece ritorno al Salvatore.
Dal «Discorso ai confratelli» di sant'Antonio Maria Zaccaria, sacerdote
Il discepolo di Paolo apostolo
«Noi stolti a causa di Cristo» (1 Cor 4, 10): così diceva di sé, degli apostoli e di coloro che professano la fede apostolica la nostra beata guida e santissimo protettore. Ma non dobbiamo meravigliarci o temere, carissimi fratelli, perché «un discepolo, non é da più del maestro, né un servo da più del suo padrone» (Mt 10, 24). Coloro che ci avversano, mentre fanno male a se stessi, perché provocano contro di sé lo sdegno di Dio, fanno però del bene a noi, perché ci accrescono la corona della gloria eterna. Dobbiamo quindi compiangerli e amarli, piuttosto che disprezzarli e odiarli. Anzi, dobbiamo pregare per loro e non lasciarvi vincere dal male, ma vincere il male con il bene e ammassare sopra il loro capo atti di pietà, come carboni ardenti (Rm 12, 20) di carità - come ci ammonisce il nostro Apostolo - in modo che essi vedano la nostra pazienza e mitezza, ritornino ad una via migliore e si accendano di amore per Dio.
Quanto a noi, Dio nella sua misericordia ci ha tolti dal mondo, sebbene indegni, perché lo serviamo salendo di virtù in virtù e portiamo un grande frutto di carità mediante la pazienza, gloriandoci non solo nella speranza della gloria dei figli di Dio, ma anche nelle tribolazioni. Considerate la vostra chiamata (cfr. 1 Cor 1, 26), carissimi fratelli. Se volessimo esaminarla bene, vedremmo facilmente ciò che esige da noi, e come abbiamo incominciato a seguire, benché da lontano, i passi dei santi apostoli e degli altri discepoli di Cristo, così non rifiuteremo di partecipare ai loro patimenti. «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 1).
Quindi noi che abbiamo scelto per padre e giuda un apostolo così grande, e ci siamo impegnati a seguirlo, sforziamoci di mettere in pratica la sua dottrina e i suoi esempi. Non sarebbe conveniente infatti che sotto un tale capo vi siano soldati vili o disertori, né che siano indegni i figli di un così grande padre.