Giubileo della Speranza Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
25 - 31 Maggio 2025
Tempo di Pasqua VI, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

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Venerdì 30 maggio 2025

La gioia di Cristo e quella del mondo.

Quante volte ci assale la tentazione di credere che coloro che vivono lontani da Dio e camminano per i propri sentieri, ignari di ogni norma e incuranti di qualsiasi legge, siano più felici di noi e godano della vera libertà. L’allegria del mondo, per quanto falsa possa apparire, ci affascina comunque. Il tutto e subito può persino dare l’illusione dell’onnipotenza. Se però proviamo a scrutare con maggiore intelligenza, non ci vuole molto a scoprire che, sotto le mentite spoglie di una superficiale allegria, si nasconde il vuoto di una profonda insoddisfazione. Gesù predice ai suoi: “Il mondo si rallegrerà, voi sarete afflitti”. Subito però aggiunge: “Ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”. Solo nella prospettiva futura emergerà la verità. Il travaglio della vita è paragonato al travaglio del parto, che provoca momentanea sofferenza alla madre, ma poi la gioia della maternità fa dimenticare ogni dolore. È evidente che Gesù voglia ricordarci la sua crudelissima passione per farci comprendere e gustare la gioia della sua risurrezione. Il suo percorso ora è la nostra via: anche noi dobbiamo inevitabilmente portare i nostri pesi, anche quelli che ci feriscono e ci inducono al pianto, ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare che quei pesi, portati con Cristo e offerti a Lui, diventeranno la nostra forza per risorgere. Con quei pesi costruiamo i nostri calvari: sono sacchi di terra arida e riarsa che, irrigati dal Redentore divino, si trasformano in terra fertile dove crescono alberi frondosi e fecondi. I sacchi di terra arida che invece restano sulle spalle degli uomini ignari di Cristo e della sua croce, diventano sempre più pesanti fino a farli crollare, trasformandosi così nella tomba buia di ciascuno: lì si annida la più profonda tristezza. È l’inferno costruito dalle mani dell’uomo. La nostra gioia, invece, si vive prima nella fede e nella speranza cristiana, poi nella patria beata. Nell’attesa, siamo chiamati a esercitare la virtù della pazienza e a nutrirci di comunioni con Cristo, così intense da anticipare sin da ora la gioia futura.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Epifanio diceva: "La cananea grida forte ed è esaudita, l'emoroissa tace e viene detta beata, il fariseo grida ed è condannato, il pubblicano non apre nemmeno la bocca ed è esaudito".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SACERDOTI CHE VOLESSERO EVENTUALMENTE ENTRARE IN MONASTERO

Se qualcuno dell'ordine sacerdotale chiede di essere accolto in monastero, non si acconsenta troppo presto. Tuttavia, se persiste con insistenza nella sua domanda, gli si faccia capire che dovrà osservare in tutto la disciplina della Regola e che non gli si farà alcuna concessione, in modo che valga per lui ciò che è scritto: «Amico, che sei venuto a fare?» (Mt 26,50 Volg.). Gli si permetta nondimeno di prendere posto dopo l'abate, di dare la benedizione e di celebrare la Messa, sempre che l'abate glielo consenta; altrimenti non pretenda nulla in alcun modo, sapendo di essere soggetto alla disciplina regolare; dia piuttosto a tutti esempio di umiltà.

Cap.60,1-5.