Gesù parla della sua prossima ascensione al cielo, preannunciando così la festa della prossima Domenica, ma le sue parole risultano misteriose e incomprensibili agli apostoli. Sentire il Maestro dire: “Ora vado da colui che mi ha mandato” genera in loro paura e sconforto; quelle parole sembrano smentire e contraddire altre solenni promesse ascoltate da Gesù: “Non vi lascio soli!” Egli percepisce che la tristezza ha riempito il loro cuore, perché si sentono già soli e abbandonati. È difficile per noi comprendere che un distacco fisico e una lontananza incommensurabile non significhino abbandono e solitudine; anzi, Gesù ribadisce: “È bene che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore”. Ecco come si perpetua la sua presenza: sarà la forza dello Spirito Santo a “convincere” il mondo “quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio”. La presenza vivificante e illuminante dello Spirito ci consentirà di comprendere il peccato come tradimento dell’Amore, generato dall’incredulità; la giustizia come atteggiamento di docilità a Dio, per essere giusti al suo cospetto; e il giudizio come rinnovamento della storia nella sconfitta del male. Tutti noi sperimentiamo che quel Gesù, salito al Padre, è più che mai presente nella nostra storia e nella nostra vita.
Il Padre Daniele disse: "Quanto più fiorisce il corpo, tanto più si estenua l'anima, e quanto più si estenua il corpo tanto più fiorisce l'anima".
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Se possiede delle sostanze, o le distribuisca prima ai poveri, oppure le ceda al monastero con un atto pubblico di donazione, senza riservare per sé nulla di tutti i suoi beni, poiché sa che da quel giorno egli non potrà disporre nemmeno del proprio corpo. Subito dopo sia svestito dei propri abiti e rivestito con quelli del monastero. Tuttavia gli indumenti di cui è stato spogliato siano conservati nel guardaroba, perché se un domani, cedendo alle istigazioni del diavolo, egli dovesse - non sia mai! - uscire dal monastero, allora venga svestito degli abiti del monastero e mandato via. Però la sua carta di professione, che l'abate prese dall'altare, non gli si restituisca ma si conservi nel monastero.