Giubileo della Speranza Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
20 - 26 Aprile 2025
Tempo di Pasqua I, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

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Domenica 20 aprile 2025

Liberi in Cristo

Gesù è Colui che spezza le catene e riporta la libertà! I tempi passano, gli uomini periscono nella loro umanità, ricchi o poveri, sconosciuti o famosi, potenti o miseri; ma Cristo Gesù è Colui che rimane in eterno, che vive nella sua Risurrezione, Verità immutabile che non può essere cancellata: Evento veritiero, concreto, che nella sua vittoria spezza sempre e continuamente le catene che il demonio forma, per ricondurre a libertà. I discepoli di Emmaus percorrono la strada e sono oppressi dalla tristezza: si pongono domande sulla Persona che non riescono a comprendere, sono impauriti dalle tenebre che incrociano nel percorso del loro cammino… Quanti di noi camminano per la strada dell’esistenza senza capire il senso della loro nascita e dove vanno, cosa c’è oltre il termine di essa, e si pongono domande, hanno paura… Eppure guardate cosa accade ai discepoli: all’incontro con il Risorto che si affianca al loro peregrinare sconsolato, alla sua Parola si rallegrano e si accende il cuore; allo spezzare del Pane si illuminano, pur nell’oscurità della notte iniziata, ed hanno luce piena. Solo se l’accogliamo nel nostro cammino e ci poniamo a fianco a Gesù, noi avremo sapienza e conoscenza, motivazione del nostro vivere: comprenderemo il senso del suo Amore, che ci libera dalla tristezza e dà gioia al cuore; non temeremo più l’oscurità, poiché sappiamo che Egli è con noi e sapremo dove va la via, dove ci conduce, cosa ci attende alla sua fine, cosa ci dà luce nella notte se non lo spezzare del Pane, il vivere l’Eucaristia, che è la Carne e il Sangue di Gesù. Carne e Sangue divino e risorto di cui ci nutriamo: dà alla nostra carne la sua Essenza, la rende risorta, la prepara alla sua futura e piena risurrezione. Con Gesù, uniti nello spezzare il suo Pane, ma anche nello spezzare il nostro che si unisce, noi acquisiamo la Risurrezione; nella nostra croce noi ci facciamo risorti. Nel vivere la Parola noi ci facciamo risorti, nello spezzare insieme l’Eucaristia noi, risorti, spezziamo con Cristo le catene del nemico, che cerca in tutti i tempi di renderci prigionieri. Noi con Cristo gridiamo il grido della vittoria, ci facciamo liberi e diamo libertà; liberi di vivere in eterno l’amore della Risurrezione per cui siamo nati, e al quale andiamo.
Diventare Eucaristia!


Dall'«Omelia sulla Pasqua» di Melitone di Sardi, vescovo

L'agnello immolato ci trasse dalla morte alla vita
Prestate bene attenzione, carissimi: il mistero della Pasqua è nuovo e antico, eterno e temporale, corruttibile e incorruttibile, mortale e immortale. Antico secondo la legge, nuovo secondo il Verbo; temporaneo nella figura, eterno nella grazia; corruttibile per l'immolazione dell'agnello, incorruttibile per la vita del Signore; mortale per la sua sepoltura nella terra, immortale per la sua risurrezione dai morti. La legge è antica, ma il Verbo è nuovo; temporale è la figura, eterna la grazia; corruttibile l'agnello, incorruttibile il Signore, che fu immolato come un agnello, ma risorse come Dio. «Era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca» (Is 53, 7). La similitudine è passata ed ha trovato compimento la realtà espressa: invece di un agnello, Dio, l'uomo-Cristo, che tutto compendia. Perciò l'immolazione dell'agnello, la celebrazione della Pasqua e la scrittura della legge ebbero per fine Cristo Gesù. Nell'antica legge tutto avveniva in vista di Cristo. Nell'ordine nuovo tutto converge a Cristo in una forma assai superiore. La legge è divenuta il Verbo e da antica è fatta nuova, ma ambedue uscirono da Sion e da Gerusalemme. Il precetto si mutò in grazia, la figura in verità, l'agnello nel Figlio, la pecora nell'uomo e l'uomo in Dio. Il Signore pur essendo Dio, si fece uomo e soffrì per chi soffre, fu prigioniero per il prigioniero, condannato per il colpevole e, sepolto per chi è sepolto, risuscitò dai morti e gridò questa grande parola: Chi è colui che mi condannerà? Si avvicini a me (cfr. Is 50, 8). Io, dice, sono Cristo che ho distrutto la morte, che ho vinto il nemico, che ho messo sotto i piedi l'inferno, che ho imbrogliato il forte e ho elevato l'uomo alle sublimità del cielo; io, dice, sono il Cristo. Venite, dunque, o genti tutte, oppresse dai peccati e ricevete il perdono. Sono io, infatti, il vostro perdono, io la Pasqua della redenzione, io l'Agnello immolato per voi, io il vostro lavacro, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza, io il vostro re. Io vi porto in alto nei cieli. Io vi risusciterò e vi farò vedere il Padre che è nei cieli. Io vi innalzerò con la mia destra.(Capp. 2-7; 100-103; SC 123, 60-64. 120-122).

Apoftegmi - Detti dei Padri

Un anziano disse: «Credete forse che Satana voglia introdurre in voi tutti i pensieri? No, è per mezzo di un pensiero solo che vince l'anima e spera condurla a perdizione. Egli abbandona in essa quell'unico pensiero, non occorre altro. Attenti dunque a non mostrar compiacenza verso un solo cattivo pensiero».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

CHE NESSUNO PARLI DOPO COMPIETA

Quando tutti saranno riuniti insieme, si dica Compieta; e, usciti da Compieta, a nessuno sia più lecito proferire alcuna parola. Chiunque sarà colto a violare questa norma del silenzio, sia sottoposto a grave punizione; tranne il caso che sopravvenga la necessità di accogliere ospiti o che l'abate abbia comandato qualcosa ad alcuno; ma anche allora si faccia tutto con la massima gravità e la più delicata moderazione.

Cap.42,8-11.