Nel Vangelo di oggi, Gesù spiega chiaramente le condizioni per essere suoi discepoli. Tre sono le richieste: rinnegare se stessi, prendere la propria croce e seguire il Maestro. Solo così possiamo considerarci autentici seguaci di Cristo. Rinnegare se stessi significa mettere Dio al primo posto. Significa riconoscerlo come guida della nostra vita, evitando di affidarci solo in noi stessi. Senza questo, rischiamo di allontanarci da Lui e andare verso la rovina. Prendere la propria croce vuol dire accettare con fede la condizione umana. Questa comprende l'esperienza del dolore, i limiti e le difficoltà della vita su questa terra. È un invito ad affrontare tutto con fiducia, sapendo che Cristo ci sostiene. Seguire Gesù significa camminare dietro di Lui, imitandolo con umiltà e obbedienza. Fidarsi di Lui in ogni circostanza, anche nelle prove più difficili, è segno di vera sequela. Tre virtù ci aiutano in questo cammino: l’umiltà, la fiducia e l’amore per Cristo. Queste virtù crescono con la preghiera quotidiana e con le buone opere. È nella nostra vita di ogni giorno che possiamo mettere in pratica la sequela del Signore. Chiediamo a Dio la forza di seguire Gesù con cuore sincero, accettando la nostra croce e camminando con fede dietro di Lui.
La preghiera entra nelle pieghe più nascoste della vita e la trasforma e la vita, nella sua dimensione storica, diventa il luogo dove la preghiera prenda la sua forma e la sua verità.
L'UMILTÀ L'ottavo gradino dell'umiltà si sale quando il monaco non fa nulla al di fuori di ciò che è indicato dalla regola comune del monastero o dall'esempio degli anziani.
Il nono gradino dell'umiltà si sale quando il monaco frena la sua lingua e, coltivando l'amore al silenzio, non parla finché non sia interrogato, perché la Scrittura insegna che nel molto parlare non si eviterà il peccato (Pr 10,19), e che l'uomo dalle molte chiacchiere camminerà senza direzione sulla terra (Sal 139,12 Volg.).