Giubileo della Speranza Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
01 - 07 Dicembre 2024
Tempo di Avvento I, Colore viola
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Scarica versione .epub della Liturgia del Giorno

Giovedì 05 dicembre 2024

Entri il popolo giusto che mantiene l'alleanza.

La Liturgia della Parola di oggi ci presenta due temi distinti: da una parte l’incredulità dell’uomo, dall’altra la necessità di fondare la propria vita sulla roccia. Il primo tema richiama l’evento catastrofico di Babilonia, dove l’uomo cercò sicurezza in sé stesso e negli idoli, rompendo così l’alleanza con il Signore e subendone le conseguenze. Il profeta Isaia, per volontà di Dio, proclama una grande verità: la sicurezza dell’uomo viene solo da Dio e dalla fedeltà a Lui, unica garanzia di vita autentica. Il salmista aggiunge: “È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo.” Questo insegnamento, per Matteo, è il punto di partenza: un ascolto docile della Parola di Dio, che diventa il presupposto per viverla concretamente. Fidarsi di Dio significa realizzare pienamente l’alleanza perenne con Lui, fondando la propria vita sulla roccia, che è Cristo. Egli è il Figlio Unico, la pietra angolare su cui il Padre costruisce la dimora sicura e la città del Suo popolo. In questo tempo di Avvento, chiediamo la grazia di un affidamento più profondo al Signore. Possiamo fare nostra la certezza espressa dal salmista: “È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.”


Apoftegmi - Detti dei Padri

Abba Evagrio disse: "È grande cosa pregare senza distrarsi, più grande ancora salmodiare senza distrarsi".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I SACERDOTI DEL MONASTERO

Se avesse la presunzione di comportarsi diversamente, venga ritenuto non sacerdote ma ribelle; e se, ripreso più volte, non si sarà corretto, si faccia intervenire come testimone anche il vescovo. Se poi neppure così si emenderà e anzi le sue colpe si faranno sempre più manifeste, sia cacciato dal monastero; solo nel caso però che sia tanto ostinato da rifiutare di sottomettersi e di obbedire alla Regola.

Cap.62,8,11.