La Liturgia della Parola di oggi ci presenta due temi distinti: da una parte l’incredulità dell’uomo, dall’altra la necessità di fondare la propria vita sulla roccia. Il primo tema richiama l’evento catastrofico di Babilonia, dove l’uomo cercò sicurezza in sé stesso e negli idoli, rompendo così l’alleanza con il Signore e subendone le conseguenze. Il profeta Isaia, per volontà di Dio, proclama una grande verità: la sicurezza dell’uomo viene solo da Dio e dalla fedeltà a Lui, unica garanzia di vita autentica. Il salmista aggiunge: “È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell’uomo.” Questo insegnamento, per Matteo, è il punto di partenza: un ascolto docile della Parola di Dio, che diventa il presupposto per viverla concretamente. Fidarsi di Dio significa realizzare pienamente l’alleanza perenne con Lui, fondando la propria vita sulla roccia, che è Cristo. Egli è il Figlio Unico, la pietra angolare su cui il Padre costruisce la dimora sicura e la città del Suo popolo. In questo tempo di Avvento, chiediamo la grazia di un affidamento più profondo al Signore. Possiamo fare nostra la certezza espressa dal salmista: “È meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.”
Abba Evagrio disse: "È grande cosa pregare senza distrarsi, più grande ancora salmodiare senza distrarsi".
I SACERDOTI DEL MONASTERO Se avesse la presunzione di comportarsi diversamente, venga ritenuto non sacerdote ma ribelle; e se, ripreso più volte, non si sarà corretto, si faccia intervenire come testimone anche il vescovo. Se poi neppure così si emenderà e anzi le sue colpe si faranno sempre più manifeste, sia cacciato dal monastero; solo nel caso però che sia tanto ostinato da rifiutare di sottomettersi e di obbedire alla Regola.