(Formulario della messa e le letture proprie della Solennità di San Silvestro Abate - vedi sezione "santi")
La parola di Dio, perché già accolta e vissuta nella perfezione, è la migliore testimone dei santi. Ne descrive nel modo più semplice ed efficace le virtù e il cammino che li ha condotto alla santità eroica. Ecco perché nella liturgia della solennità del nostro Padre e Fondatore San Silvestro Abate leggiamo dal Libro dei Re la vicenda del profeta Elia; egli s'immerge nella profonda solitudine del deserto: un percorso arduo come quello della vita. Noi non possiamo non ricordare la prima vocazione di Silvestro, eremita solitario: il suo deserto è in una grotta tra le aspre e impervie montagne marchigiane, nella gola della Rossa. Il profeta Elia sperimenta nel suo incedere l'estrema umana debolezza e la spossatezza del lungo tragitto del deserto, un tragitto "troppo lungo", incerto e faticoso. Viene dal cielo il prodigioso cibo che dà una energia straordinaria per quaranta giorni e quaranta notti che consente al profeta di raggiungere la meta. Il cibo divino di Silvestro è la santissima eucaristia. Egli la brama e desidera con ardore per tutta la sua vita, ma in modo speciale quando ha la sensazione che è ormai prossimo l'approdo all'eternità della sua vita terrena. Gli viene porta l'ostia consacrata dalla Madre celeste. Così in questo singolare prodigio viene evidenziata la via privilegiata che l'ha condotto alla santità e nel contempo l'arricchimento di una nuova spiritualità apportata in seno al glorioso Ordine di San Benedetto, quella appunto eucaristica e mariana. Per questo nella seconda lettura San Paolo ci ricorda la sua personale esperienza: "Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me". È la perfezione della Comunione totale con Cristo, comunione sacramentale e vitale. È l'abbandono a Lui nella più profonda umiltà e nella totale e incondizionata fiducia. Nel Vangelo ci vengono ricordati i frutti che derivano dalla fedele sequela di Cristo sia nell'ordine soprannaturale e futuro che nell'ordine naturale: "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna". È il premio dei santi, il premio finale della eroica fedeltà.
In questo giorno, molto speciale per noi monaci benedettini silvestrini, vogliamo assicurare un particolare ricordo nella nostra preghiera per tutti i nostri amici della Liturgia e chiediamo che tutti voi vogliate elevare una preghiera per noi affinché la nostra fedeltà al carisma del Fondatore si rafforzi oggi e per sempre. Grazie!
Il Padre Daniele disse: "Quanto più fiorisce il corpo, tanto più si estenua l'anima, e quanto più si estenua il corpo tanto più fiorisce l'anima".
NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI Se possiede delle sostanze, o le distribuisca prima ai poveri, oppure le ceda al monastero con un atto pubblico di donazione, senza riservare per sé nulla di tutti i suoi beni, poiché sa che da quel giorno egli non potrà disporre nemmeno del proprio corpo. Subito dopo sia svestito dei propri abiti e rivestito con quelli del monastero. Tuttavia gli indumenti di cui è stato spogliato siano conservati nel guardaroba, perché se un domani, cedendo alle istigazioni del diavolo, egli dovesse - non sia mai! - uscire dal monastero, allora venga svestito degli abiti del monastero e mandato via. Però la sua carta di professione, che l'abate prese dall'altare, non gli si restituisca ma si conservi nel monastero.