Ieri il Vangelo, esaltando l'atteggiamento di Maria, sorella di Marta, ci ha ben ricordato la saggezza del saper stare con Dio. Oggi lo stesso Vangelo ci insegna come dobbiamo pregare. Un giorno, narra Luca, Gesù si trovava in un luogo a pregare, e quand'ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: “Signore, insegnaci a pregare”. Abbiamo in questo modo la preghiera del Signore, giunta a noi in duplice forma: l'una, più breve, tramandata da Luca, l'altra, più lunga, tramandata da Matteo e fatta propria dalla Chiesa. “Padre, sia santificato il tuo nome,venga il tuo regno e dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E' una preghiera che si rivolge a un Dio, che in primo luogo lo incontriamo come Padre. Questa è la Parola che ci genera nella nostra verità di figli. Gesù è venuto a insegnarcela. Accogliamola con l'atteggiamento di Maria, seduta ai suoi piedi. Dopo di averci svelato il suo mistero di Figlio e di fratello, con questa preghiera ci fa entrare nella paternità di Dio: in essa desideriamo quanto ci occorre per vivere. E' quanto lui stesso ci dona nell'Eucaristia, in cui offre se stesso come nostro cibo. Questa preghiera è un dialogo diretto tra un tu, che è il Padre e un tu, noi, che è il vero io, in quanto in comunione con il Figlio e con i fratelli. Ciò che chiediamo nel “Padre nostro” è già tutto realizzato e donato a noi nel Figlio: la santificazione del Nome, l'avvento del Regno, il dono del Pane, del perdono e della filiale fiducia. Chiedendo, apriamo la mano per ricevere. La preghiera del Signore è la sintesi di ogni preghiera. La rivolgiamo al Padre sempre in comunione con tutti e per tutti. “Quando pregate, dite...”. La preghiera cristiana è dire, in obbedienza a Gesù, ciò che lui ci insegna. Invochiamo il dono di conoscere e accettare la paternità e la conseguente fraternità. Chiedendo quei doni che il padre vuole fare a tutti nel Figlio.
Un anziano diceva: «Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti».
I FRATELLI INFERMI Per gli infermi ci sia un locale a parte destinato a tale scopo e un fratello infermiere pieno di timor di Dio, diligente e premuroso. L'uso dei bagni agli infermi si conceda ogni volta che è necessario; ai sani invece, specialmente ai più giovani, si permetta più di rado. Ai fratelli molto malati e ai più deboli si conceda anche di mangiare carne per rimettersi in forze; ma appena si siano ristabiliti, tutti si astengano dalle carni, come di consueto. Quindi l'abate abbia sommamente a cuore che gli infermi non siano trascurati dal cellerario o dagli assistenti; è responsabile lui di ogni mancanza dei discepoli.