Gesù nel breve Vangelo di oggi ci offre un insegnamento molto significativo sul ruolo della nostra testimonianza, che diventa luce che illumina. “Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso”. Il cristiano, se vuole imitare Gesù, non può essere una persona che nasconde dentro di sé la propria fede, come un tesoro che debba servire a lui solo. Questa forma di cristianesimo, che bada soltanto alla propria salvezza, rifiutando la spinta missionaria, non si può chiamare tale. L'invito che Gesù ci fa è quello di splendere della sua luce. La trasparenza del Vangelo non si limita cioè a qualche buon esempio, ma a una concreta maniera di vivere, di decidere, di disporre di se stessi, della propria vita. “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Il Signore Gesù che ci esorta ad essere “luce che splende” e che colpisce l'attenzione degli altri, si preparava egli stesso ad essere testimonianza chiara d'amore. Egli aveva già deciso che sarebbe stato per i secoli dei secoli il segno dell'amore. Affinché la trasmissione del messaggio evangelico sia autentica ed efficace, è necessario che la comunità dei credenti si ponga in ascolto attento e corretto della parola di Dio. E' il senso della esortazione: “Fate attenzione dunque a come ascoltate”. L'ascolto poi nel tempo della Chiesa è soprattutto lettura della Sacra Scrittura, che i discepoli di Gesù debbono fare in riferimento a lui e al suo evento pasquale per riviverlo in se stessi. E' garanzia rifarsi attualmente al documento conciliare 'Dei Verbum' per una lettura corretta e per una interpretazione autentica, altrimenti si potrebbe correre il rischio di non conoscere nemmeno quello che si presume di sapere e, spegnere quella lampada che con tanta premura era stata collocata sul candelabro. Gesù, luce del mondo, ha acceso il suo fuoco nei discepoli: divamperà fino agli estremi confini della terra.
Un anziano disse: «Giuseppe d'Arimatea prese il Corpo di Gesù e lo mise in una sindone monda e in un sepolcro nuovo, cioè in un uomo nuovo. Che ciascuno abbia gran cura di non peccare per non oltraggiare Dio che abita in lui, e per non scacciarlo dalla sua anima. La manna fu data a Israele per nutrirsi nel deserto, ma al vero Israele è stato dato il Corpo di Cristo».
QUELLI CHE SENZA AUTORIZZAZIONE TRATTANO CON GLI SCOMUNICATI Se un fratello, senza l'autorizzazione dell'abate oserà trattare in qualsiasi modo con il fratello scomunicato o parlare con lui o inviargli un messaggio, incorra nella pena di una eguale scomunica.