È arduo proclamare la verità a chi non vuole intenderla. Diventa motivo di interiore sofferenza quando c’è la consapevolezza che l’annuncio da dare viene da Dio stesso, è un suo mandato da adempiere, è un annuncio di universale salvezza ed è sdegnosamente rifiutato dai destinatari. Gesù sperimenta tutto questo nei confronti dei suoi avversari e nei confronti degli increduli di ogni tempo. Egli proclamerà al mondo: “La verità vi farà liberi”, egli è consapevole di dover ridare la verità al mondo, non rifiuta di pagare a prezzo della vita l’affermazione della verità. Il Padre gli rende testimonianza: lo ha proclamato suo Figlio e ha detto agli uomini di ascoltarlo. Anche quella voce inconfutabile per molti è diventata voce nel deserto. Egli comunque non cesserà mai di affermare di essere venuto a compiere la volontà del Padre e non la propria. Dice ancora che ciò che rivela agli uomini sono le stesse verità di Dio, dichiara di non cercare la propria gloria, ma quella del Padre suo; si affida alla sua testimonianza e alle opere che egli compie nel suo nome. Ci sono tutti gli elementi per fugare ogni dubbio, eppure i Giudei si ostinano nella loro incredulità e anzi accrescono la loro avversione per Cristo e cominciano ad ordire verso di Lui trame di morte. Cristo ci mostra e ci rivela il vero Volto di Dio, nelle sue parole ascoltiamo la sua stessa voce, la voce dell’Onnipotente. È urgente però credere in quelle parole e rimirare quel Volto con la luce radiosa della fede. Occorre andare a Lui per avere in noi la luce vera. La stessa scrittura sacra ci risulterà oscura se la volgiamo leggere al di fuori del contesto della venuta del Salvatore. In quell’evento tutto converge e quell’evento tutto spiega. Ma come è possibile credere se prendiamo gloria gli uni dagli altri? Tutto deve volgere alla gloria di Dio per la nostra santificazione.
«Amare è far esistere l'altro, forse è ascoltarlo invece di parlare, ricevere da lui invece di voler dare. Forse egli aspetta che io abbia bisogno di lui».
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Ai Vespri si cantino ogni giorno quattro salmi, a partire dal 109 fino al 147, eccettuati quelli che si devono utilizzare per altre Ore, cioè dal salmo 117 al 127 e inoltre il 113 e il 142; tutti gli altri si dicano ai Vespri. E poiché verrebbero a mancare tre salmi, si devono dividere della serie suddetta i più lunghi, cioè il 138, il 143 e il 144; invece il salmo 116, dato che è molto breve, si unisca al 115. Stabilito così per i Vespri l'ordine dei salmi, tutto ciò che rimane, cioè la lettura, il responsorio, l'inno, il versetto e il cantico si compia come abbiamo indicato sopra.