Tanti miracoli e tante persone che li chiedono: due realtà che si confrontano, due mondi che si incontrano. Possiamo però porci la domanda: cosa cercano le persone da questo incontro? Che tipo di guarigione? Chi troveranno, chi veramente cercano? Che cognizione hanno di Lui? Cosa lega, in definitiva Gesù con gli uomini che lo cercano? L'opera di salvezza e di guarigione di Gesù mette l'uomo di fronte a se stesso, in rapporto a Dio ed alla fede. Da un lato la questione pone l'uomo a diretto contatto con Gesù e cosa ci si aspetti realmente da Lui. Dall'altro è importante anche valutare quali sono le motivazione reali che spingono gli uomini a tale incontro. Gesù, compiendo questi miracoli conosce veramente la realtà che lo circonda; ciò non lo disimpegna al servizio. Noi potremmo dire, che alla luce della sua solitudine sulla Croce, non era forse una vera fede quella che spingeva tanta gente. Probabilmente vi è l'affanno di vita di dolore e solitudine che non riesce a trovare soluzioni convincenti. Gesù non giudica, sa perfettamente che le strade della salvezza sono talvolta difficili e che segnano un cammino ed una crescita spirituale e di maturazione personale. Il Vangelo di oggi è anche occasione per una verifica: cosa mi aspetto dall'incontro con il Signore? Gesù ci insegna che il bene si compie solo per compiere il Bene, senza scusanti che ci possono distrarre.
Terribile solitudine di Antonio Dove eri? Perché non sei apparso fin dall'inizio per porre fine alle mie sofferenze?'. E la voce gli rispose: 'Antonio ero là ma aspettavo per vederti combattere.
L'OBBEDIENZA DEI DISCEPOLI Ma questa stessa obbedienza sarà accetta a Dio e gradita agli uomini solo quando si esegue il comando senza esitazione, senza lentezza, senza svogliatezza, senza mormorare e senza opporre un rifiuto; 1erché l'obbedienza che si presta ai superiori, si presta a Dio; egli infatti ha detto: «Chi ascolta voi, ascolta me» (Lc 10,16). E bisogna che i discepoli lo facciano di buon animo, perché Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7). Se infatti il discepolo obbedisce malvolentieri, se si mette a mormorare, non dico con la bocca ma anche soltanto nel suo cuore, ancorché eseguisca il comando, la sua obbedienza non sarà gradita a Dio, il quale vede il cuore di lui che mormora; e quindi per tale azione non ottiene alcun merito, anzi incorre nel castigo dei mormoratori se non si corregge facendone penitenza.