Il bene è un valore in sé e che prescinde da ogni considerazione. Gesù, che incarna il Bene vero, ultimo e supremo, agisce sempre in questa ottica. Tra chi assiste ai suoi miracoli c'è chi, mosso dall'invidia e dalla gelosia, assume un atteggiamento ipocrita, dove tutto è visto con intenti strumentali. Ogni occasione diventa buona per l'accusa e per tentare di cogliere in fallo chi è visto come un avversario dal quale bisogna difendersi, e a tutti i costi. Il miracolo del Vangelo di oggi si impone alla nostra coscienza non solo per una ulteriore dimostrazione della bontà di Gesù ma per lo smascheramento di questa ipocrisia che lo circonda. La guarigione di un malato non interessa! Cercare di cogliere in errore Gesù: ecco il vero l'obiettivo! Gesù, non si tira indietro! Smaschera questi loro pensieri ed opera, come sa fare solo Lui: guarendo. Si sente un freddo glaciale attorno a Gesù, mentre egli compie questo miracolo. L'unica scintilla di amore nasce dal rapporto tra Gesù e l'uomo che è stato guarito. Vi è un altro amore che proviene da Gesù, quando sente vera e profonda compassione per chi ha il cuore così duro da non comprendere quanto stia accadendo. Eppure Gesù lo ha spiegato: il bene è salvare una vita e il male toglierla. È proprio quella legge che tutti dovremo scoprire nei propri cuori. Il bene è quindi il voler salvare una vita, anche attraverso la guarigione. È un valore assoluto che non ammette ipocrisie, non ammette sconti e bisogna sempre attuare o, se serve, difendere. Non può essere condizionato né da ipocrisie né da altri fattori. È una pagina che è anche un bel inno a difesa della vita!
«Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: "O Signore! Io voglio salvarmi, ma i miei pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?". Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire quelle parole, fu preso da grande gioia e coraggio; così fece e si salvò».
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Non faccia preferenze di persone in monastero; non ami uno più dell'altro, eccetto chi avrà trovato migliore nelle buone opere e nell'obbedienza; non preferisca chi è nato libero a chi entra in monastero venendo dalla condizione servile, a meno che non ci sia un altro motivo ragionevole; che se, per dovere di giustizia, l'abate riterrà opportuno agire così, lo faccia per qualsiasi classe sociale; altrimenti ognuno conservi il proprio posto; perché, schiavi o liberi (Ef 6,8), tutti siamo uno in Cristo (Gal 3,28) e portiamo il medesimo peso della milizia e del servizio sotto un unico Signore: non vi è infatti presso Dio preferenza di persone (Rm 2,11); soltanto in una cosa possiamo distinguerci davanti a lui: se siamo trovati più umili e migliori degli altri nelle buone opere. Abbia dunque l'abate verso tutti uguale carità e, tenendo conto dei meriti di ciascuno, segua per tutti una medesima linea di condotta.