Un fariseo invita Gesù a pranzo. Gesù è motivo di inquietudine perché, contravvenendo ad una norma religiosa, divenuta ormai solo convenzione sociale, non si lava le mani. La reazione del fariseo è di sorpresa se non addirittura di scandalo. Il fariseo non si pone il problema di chi sia Gesù; lo riterrà senz'altro una persona notevole - almeno per la popolarità che suscita. Il fariseo, quindi ha stimato Gesù degno della sua tavola. Egli, ritenendolo il gratificato della sua magnanimità, non mostra allora gratitudine perché nella sua casa entrerà il vero Salvatore. Non dimostra, infatti quella gioia che mostrato Zaccheo nell'accogliere Gesù. Il fariseo forse ha soltanto compiuto un calcolo di convenienza nell'accogliere quel Gesù così popolare. Possiamo immaginare allora il pensiero del fariseo quando si rende conto che Gesù non è quello che lui si immaginava. Probabilmente il non rispetto della norma delle abluzioni prima del pranzo lo avrà fatto pentire di quest'invito. Il fariseo forse non era interessato a delle norme igieniche figlie del nostro tempo, ma di quella che può essere ritenuta una violazione della legge. La reazione di Gesù è allora ancora più sdegnata. Non ha paura di confrontarsi con lo stesso fariseo che lo aveva invitato. Notiamo questo particolare: Gesù non dimostra quella soggezione che il fariseo si sarebbe aspettato e non si lascia sfuggire nessuna occasione per insegnare la vera legge, quella dell'amore e della carità. Chiediamo, allora di accogliere nel nostro cuore Gesù con gioia, liberandoci da ogni ipocrisia, perché anche noi riusciamo a dire con Gesù "oggi è entrata la salvezza in questa casa".
Un fratello era assalito da molto tempo dal demone dell'impurità e malgrado molti sforzi non riusciva a sbarazzarsene. Una volta, mentre era alla Sinassi, si sentì come d'abitudine tormentato dalla passione; decise dunque di trionfare sulla macchinazione del demonio e di chiedere ai fratelli di pregare per lui affinché fosse liberato. E, sprezzando ogni vergogna, si mise nudo davanti a tutti i fratelli e mostrò l'azione di Satana: «Pregate per me, padri e fratelli miei», disse, «perché sono quattordici anni che sono così combattuto»; e subito il combattimento si allontanò da lui, grazie all'umiltà che aveva mostrato.
IN QUALI ORE I FRATELLI DEVONO PRENDERE I PASTI Dalla santa Pasqua fino a Pentecoste i fratelli pranzino a sesta e cenino la sera. Da Pentecoste poi per tutta l'estate, se i monaci non devono attendere ai lavori dei campi e se l'eccessivo calore estivo non lo impedisce, il mercoledì e il venerdì digiunino fino a nona; negli altri giorni pranzino a sesta. Ma se avessero lavori nei campi o la calura estiva fosse opprimente, si mantenga il pranzo a sesta anche in quei due giorni; e ciò sia rimesso al provvido giudizio dell'abate; egli appunto deve regolare e disporre le cose in modo che le anime si salvino e quello che i fratelli fanno, lo facciano senza alcun fondato motivo di mormorazione.