È un gravissimo peccato non accorgersi dei beni che il Signore riversa su di noi. È peccato anche pensare e credere che tutto ci sia dovuto o che tutto dipenda solo ed esclusivamente dalle nostre forze e dalle nostre capacità. Dono incommensurabile e gratuito è la fede, dono luminosa è la parola di Dio rivelata. Ci consente di conoscere l'Onnipotente che si autorivéla e di conoscere la nostra vera origine, l'essere cioè sgorgati dalla stessa pienezza divina. Il dono più grande è sicuramente il Verbo incarnato, la persona di Cristo, che è venuto ad abitare in mezzo a noi e si fatto in tutto simile a noi. Egli è il nostro salvatore e redentore. Egli è per noi la Verità. Ecco donde sgorga il dovere di accogliere con gratitudine e amore la sua Parola. È un annuncio di certezza che fuga ogni nostro errore e ci orienta al vero e sommo bene. Gesù adempie la prima parte della sua divina missione offrendo un annuncio di salvezza. Dà forza alle sue parole compiendo fatti prodigiosi e segni che evidenziano la sua origine divina. Guai a chi colpevolmente non accoglie come seme fecondo di immortalità la parola di Gesù. Accadeva ai tempi del Signore duemila anni fa, accade ancora ai nostri giorni. Quale grande responsabilità! Spegnere la luce della parola divina significa concretamente immergersi nel buio più nefasto, nel regno della morte, della violenza e dell'errore. Quotidianamente ne vediamo le tristi conseguenze. Abbiamo urgentissimo bisogno di operare un grande recupero di verità ultime ed essenziali. Altrimenti resteremo disorientati e vagabondi.
Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: «Padre, dimmi come si deve pregare, perché ho molto irritato Iddio». L'anziano gli disse: «Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato».
I SETTIMANARI DI CUCINA Chi sta per uscire di settimana, il sabato faccia le pulizie; lavi i panni con cui i fratelli si asciugano le mani e i piedi; tanto poi chi finisce quanto chi inizia il turno lavi i piedi a tutti. Chi esce di settimana riconsegni puliti e in buono stato gli utensili del suo ufficio al cellerario, e questi a sua volta li consegni al fratello che entra in servizio, in modo da sapere quello che dà e quello che riceve. Un'ora prima della refezione i settimanari prendano, oltre la razione stabilita, un bicchiere di vino e un po' di pane per ciascuno, perché all'ora del pasto possano servire i fratelli senza lamentele e senza eccessiva fatica; nei giorni festivi però attendano sino alla fine della Messa.