“Vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza!”. Con questa risposta di fuoco Gesù azzittisce i giudei che Lo vogliono morto, dato che Egli si è proclamato Figlio di Dio. Ed Egli continua dicendo: “Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a Me, perché egli ha scritto di Me!”. Sì, Mosè, Isaia, Geremia, tutti i Profeti, e per ultimo San Giovanni Battista hanno annunciato, con parole ispirate, la venuta del Messia, del Figlio di Dio sulla terra. Ma la testimonianza più forte sono proprio le opere che Gesù compie: i ciechi vedono, i sordi odono, i lebbrosi sono guariti, i morti risùscitano al passaggio di Gesù, e ai poveri viene annunciato il Regno di Dio. Ed è proprio vero che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire! “Voi scrutate le Scritture, ma sono proprio esse che danno testimonianza di Me. Ma voi non volete venire a Me per avere vita. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio!”. Infatti per amare Dio è necessario avere fede in Lui, ma per avere fede in Lui è necessaria l’umiltà, che oggi è una virtù rara. Chiediamo alla Madonna la grazia dell’umiltà, a Lei che è l’umile Serva del Signore. Dio ha potuto fare grandi cose in Lei, e grandi cose farà il Padre oggi in ognuno di noi.
Si domandò al nostro santo padre Atanasio, l'arcivescovo di Alessandria: «In qual modo il Figlio è uguale al Padre?». Rispose: «Come la vista nei due occhi».
LE COLPE PIÙ GRAVI Il fratello invece che si macchia di colpe più gravi venga escluso sia dalla mensa che dall'oratorio. Nessuno dei fratelli abbia alcun rapporto con lui, né gli rivolga la parola. Egli se ne stia solo al lavoro che gli è stato assegnato mantenendosi nell'afflizione della penitenza, memore di quella terribile sentenza dell'apostolo che dice: «Un tal individuo sia consegnato alla morte della carne, affinché il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore» (1 Cor 5,5). Prenda il cibo da solo, nella misura e nell'ora che l'abate giudicherà più opportuna per lui. Nessuno incontrandolo lo benedica e non sia benedetto neppure il cibo che gli viene dato.