Iniziando con un piccolo sguardo sulla prima lettura, gli Ebrei della Lettera a loro indirizzata, sono gli antichi Giudei che si sono converti a Cristo e qui l’autore richiama una serie di prove e tribolazioni alle quali è stata vittima la comunità cristiana al suo inizio. Ecco perché emerge questo caldo appello alla perseveranza, perché il Signore è all’opera per portare a compimento la sua promessa. Certo che la nostra fede può subire il logorio dei giorni, tra monotonia quotidiane e sofferenze di ogni genere, che finiscono per toglierci l’entusiasmo di credere in Dio. Però questo, più che mai, è il momento di affidarci totalmente a Dio, confidare in lui, senza rassegnarci alla mediocrità spirituale. Canta il salmista: “Confida nel Signore e fa’ il bene, abita la terra e vivi con fede. Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore”. Cos’è concretamente il regno di Dio, una parola così enigmatica? Al punto che quando Gesù ne vuole parlare usa le parole enigmatiche. Effettivamente come emerge nel Vangelo odierno: "Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa". Questa parabola chiaramente risponde all’interrogativo: “ma perché Dio non interviene nella trama della storia?” Tutto sembra ormai accadere come se Dio non esistesse. Ma oggi Gesù ci chiede un unico gesto, gettare il seme. Indirettamente ci fa capire che il resto non dipende da noi. Purtroppo nella nostra mentalità autoreferenziale vogliamo sempre controllare tutto, e alla fine stiamo male perché non ci riusciamo. Impariamo dunque dai contadini che con fiducia gettano il seme. Quello che conta è l’attesa perseverante e fiduciosa. Infine il regno di Dio è “come un granellino di sènape che, quando viene seminato per terra è più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra”. Qui Gesù ci vuole fare capire che il regno di Dio non è questione di quantità ma di qualità. Oggi ricordiamo le chiese perseguitate, i cristiani oppressi e in minoranza perché siano quel granello di senapa che diventa albero rigoglioso e accogliente. Amen!
Rimani nella tua cella ed essa ti insegnerà ogni cosa": così abba Mosè si rivolge al discepolo inquieto e tormentato dai cattivi pensieri.
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Non portare a compimento i moti dell'ira. Non riservarsi un tempo per sfogare lo sdegno. Non nutrire inganno nel cuore.
Non dare pace falsa. Non abbandonare la carità. Non giurare, per non correre il rischio di spergiurare. Dire la verità col cuore e con la bocca. Non rendere male per male.
Non fare torti e sopportare pazientemente quelli che si ricevono. Amare i nemici. Non maledire quelli che ci maledicono, ma piuttosto benedirli. Sopportare la persecuzione per causa della giustizia.