Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
15 - 21 Gennaio 2023
Tempo Ordinario II, Colore verde
Lezionario: Ciclo A | Anno I, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Martedì 17 gennaio 2023

Il giorno di festa.

Il Signore è fedele al suo patto! Per questo gli renderò grazie con tutto il cuore, nel concesso dei giusti e nell’assemblea. Grandi sono le sue opere, le contemplino coloro che le amano. Dio risponde alle nostre necessità: ci dona il cibo in abbondanza, non abbandona chi ha fame e sete di giustizia. Questa certezza ci sostiene nel nostro pellegrinaggio terreno. Il piccolo dibattito del Vangelo di oggi riguarda l’osservanza della legge del riposo, in ebraico shabbàth. Dice il testo: “In un giorno di festa Gesù passava per i campi di grano, e discepoli camminando, cominciarono a strappare le spighe. I farisei gli dissero: «Vedi, perché loro fanno di sabato quel che non è permesso?»”. Alla luce della Legge questi farisei hanno completamente ragione però Gesù ne approfitta per dire cose giuste, sottolineando le storture della mentalità che li condanna. Infatti se ci si ferma semplicemente all’esteriorità basta citare un analogo fatto compiuto dal re Davide per giustificare l’accaduto. “Non avete mai letto quel che fece Davide, quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Ma qui Gesù non intende difendere Davide re, ma dà una nuova lettura della Legge, che non è più la lettura della pura formalità, dell’apparenza, della correttezza esteriore. Non si è delle brave persone semplicemente perché si viene la domenica in chiesa, ma perché si è compreso davvero il valore della festa. Diversamente, è vero quel detto Cinese: “il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito”. “Una visione troppo miope della Legge alla fine ci fa perdere di vista una verità essenziale”. «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato; perciò, il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato». Amen.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un giorno il santo padre Antonio, mentre sedeva nel deserto, fu preso da sconforto e da fitta tenebra di pensieri. E diceva a Dio: "O Signore! Io voglio salvarmi, ma i miei pensieri me lo impediscono. Che posso fare nella mia afflizione?". Ora, sporgendosi un po', Antonio vede un altro come lui, che sta seduto e lavora, poi interrompe il lavoro, si alza in piedi e prega, poi di nuovo si mette seduto ad intrecciare corde, e poi ancora si alza e prega. Era un angelo del Signore, mandato per correggere Antonio e dargli forza. E udì l'angelo che diceva: "Fa' così e sarai salvo". All'udire quelle parole, fu preso da grande gioia e coraggio; così fece e si salvò».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

QUALE DEVE ESSERE L'ABATE

Non faccia preferenze di persone in monastero; non ami uno più dell'altro, eccetto chi avrà trovato migliore nelle buone opere e nell'obbedienza; non preferisca chi è nato libero a chi entra in monastero venendo dalla condizione servile, a meno che non ci sia un altro motivo ragionevole; che se, per dovere di giustizia, l'abate riterrà opportuno agire così, lo faccia per qualsiasi classe sociale; altrimenti ognuno conservi il proprio posto; perché, schiavi o liberi (Ef 6,8), tutti siamo uno in Cristo (Gal 3,28) e portiamo il medesimo peso della milizia e del servizio sotto un unico Signore: non vi è infatti presso Dio preferenza di persone (Rm 2,11); soltanto in una cosa possiamo distinguerci davanti a lui: se siamo trovati più umili e migliori degli altri nelle buone opere. Abbia dunque l'abate verso tutti uguale carità e, tenendo conto dei meriti di ciascuno, segua per tutti una medesima linea di condotta.

Cap.2,16-22.