“Fratelli, come dice lo Spirito Santo: oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” ce lo dice la prima lettura. Infatti seguire Gesù, sommo sacerdote, significa perseverare nell’impegno che abbiamo assunto all’inizio del cammino cristiano. Però non si tratta di un cammino solitario o privato, perché esso si realizza in comunione con gli altri, dove ognuno deve poter contare sul sostegno fraterno dell’altro. Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce, dice il salmista. Gesù è per noi la voce di Dio perché è suo figlio e cerca la nostra amicizia per salvarci da ogni male. “Se vuoi, puoi guarirmi” si rivolge a Gesù un lebbroso nel vangelo di oggi. Evidentemente le preghiere migliori sono quelle che scaturiscono dal profondo del cuore. Spesso sono preghiere brevi, ripetute, semplici, chiare, essenziali, appunto, come quella di questo lebbroso. Come sarebbe bello se ognuno di noi scoprisse quella preghiera che ha il potere, nella sua brevità, di dire ciò che veramente ci sta a cuore. Sono anche prova di profonda fiducia in Dio, baste dire per esempio: Signore pensaci Tu, quando in una situazione non riusciamo più trovare una via d’uscita. “Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». Subito la lebbra scomparve ed egli guarì”. Alla luce di questi versetti scopriamo che Gesù non possa resistere davanti a tanta sincerità e fiducia. Infatti lo dice anche il salmo 50: uno Spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio non disprezzi. Ma la cosa che suona un po’ strana è quella reazione del lebbroso, quella cioé di disobbedienza nei confronti di Gesù che lo ha guarito: “non dire niente a nessuno”... Però forse anche noi avremo agito come lui dopo una liberazione così inaspettata. “Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte”. Come è bello poter pensare che la vera evangelizzazione sia quella impossibilità a poter tenere per sé la gioia che nasce dall’incontro personale con Cristo e questo tipo di annuncio è molto efficace e coinvolgente. Amen!
Un abba è stato invitato ad un monastero di città. Non volle lasciare il suo eremo ma poi acconsenti e ci andò. Passeggiavano nel rumore tra carri e buoi e l'abba disse: tu, senti cantare il grillo? Un grillo?!... si meravigliò il monaco di città... in questo rumore, impossibile... l'abba si girò e gli fece vedere il grillo su di un albero che cantava proprio per lui. Eh... disse il monaco di città, voi del deserto avete un orecchio più acuto. L'abba tirò fuori una moneta d'argento e la getto sul marciapiede. E mentre essa cadeva si è sentito appena un rimbalzo metallico sulle pietre... In un istante tutti quelli che erano lì vicino si sono girati toccando le loro saccocce... Questo lo raccontò per spiegare la parabola "lì dov'è il tuo tesoro c'è anche il tuo cuore...".
VARIE SPECIE DI MONACI E LORO VITA La quarta specie di monaci è poi quella dei cosiddetti girovaghi, i quali passano tutta la loro vita girando di paese in paese e facendosi ospitare per tre o quattro giorni in monasteri diversi, sempre senza fissa dimora e instabili, schiavi delle proprie voglie e dei piaceri della gola e in tutto peggiori dei sarabaiti. Del miserabile genere di vita di tutti costoro è meglio tacere che parlare.
Lasciamoli dunque da parte e veniamo, con l'aiuto del Signore, a organizzare la fortissima specie dei cenobiti.