Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
25 - 31 Dicembre 2022
Tempo di Natale I, Colore bianco
Lezionario: Ciclo A, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Martedì 27 dicembre 2022

Avere la pazienza nell'aspettare l'altro...

Oggi festeggiamo Giovanni, il discepolo amato, a cui “dobbiamo” il Gesù più intimo, quello che più profondamente si manifesta figlio di Dio fatto uomo. E il vangelo di oggi ci aiuta a ricordarlo presentandoci uno dei momenti drammatici della sua vita cioè il triste annuncio di Maria di Magdala del furto del corpo del maestro. Nel testo emerge un dettaglio molto interessante riguardo la corsa al sepolcro: "Correvano insieme tutti e due ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò". Un grande teologo e predicatore disse: “La fede in Gesù Risorto è sempre un'esperienza che si consuma insieme e mai da soli. È una corsa dove qualcuno arriva prima ma ha la pazienza di aspettare l'altro. "Entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette". Tanti pensano che per credere c'è bisogno di un segno indiscutibile e purtroppo se si può dire, lo cercano per tutta una vita. La fede, così, non è una sorta di intuizione conoscitiva, ma una fiducia in Dio che si è fatto uomo come noi mediante suo figlio. Appunto come Giovanni, il discepolo amato, perché ha dato la priorità all’amore non ai calcoli e meritò di essere onorato più dagli altri. “O Dio, che per mezzo dell’apostolo Giovanni ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: donaci l’intelligenza penetrante della parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa”. Amen.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Disse: "fare elemosine è comunque cosa buona: anche se si fanno per piacere agli uomini, si volgono poi in cosa gradita a Dio".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

I FRATELLI SI OBBEDISCANO A VICENDA

Il bene dell'obbedienza deve essere praticato da tutti non solo verso l'abate, ma i fratelli devono anche obbedirsi vicendevolmente, persuasi che per questa via dell'obbedienza essi andranno a Dio. Riservata dunque la precedenza agli ordini dell'abate o dei superiori da lui costituiti - ai quali non vogliamo che si antepongano comandi privati - per il resto tutti i più giovani obbediscano ai più anziani con carità e premura. Chi si mostra riluttante a ciò, sia punito.

Cap.71,1-5.