Partendo dalla prima lettura, la Parola di oggi risuona come un incoraggiamento. Infatti dice il profeta Isaia: “coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi”. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi… Penso anche il Vangelo si inserisce nella stessa logica e che appunto ha come protagonista un paralitico: “Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede, disse: «Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi»”. Alla luce del brano di oggi, Gesù ci fa capire che il peccato è peggiore della malattia, che la paràlisi del corpo potrebbe essere determina da quella dell’anima. Ecco perché la prima preoccupazione di Gesù è di liberare quell’uomo dal peccato. Fortunatamente questo paralitico aveva amici creativi che con una manovra abbastanza difficile lo calarono dal tetto. Questo gesto può essere interpretato come una sorte di intercessione presso Gesù da parte degli amici. È proprio vedendo la loro determinazione che Gesù interrompe la discussione e fa ciò che lo caratterizza principalmente: perdona e guarisce. Questo perdono donato, invece di suscitare gratitudine in coloro che fino a un minuto prima discutevano con Lui, provoca indignazione: “Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: «Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?»”. Si chiede il Salmista: se il Signore considera le nostre colpe chi sussisterà? Dio è ricco di perdono. Infatti il perdono risana il rapporto con Dio troncato dal peccato. Questo tempo di Avvento è una grande opportunità per ciascuno di noi per rinnovare la propria relazione con Dio, perché Egli viene a salvarci. Amen!
Abba Evagrio disse: "È grande cosa pregare senza distrarsi, più grande ancora salmodiare senza distrarsi".
I SACERDOTI DEL MONASTERO Se avesse la presunzione di comportarsi diversamente, venga ritenuto non sacerdote ma ribelle; e se, ripreso più volte, non si sarà corretto, si faccia intervenire come testimone anche il vescovo. Se poi neppure così si emenderà e anzi le sue colpe si faranno sempre più manifeste, sia cacciato dal monastero; solo nel caso però che sia tanto ostinato da rifiutare di sottomettersi e di obbedire alla Regola.