L'evangelista Marco, con il suo stile essenziale e stringato, riassume in poche righe diversi episodi riguardanti le apparizioni di Gesù dopo la sua gloriosa risurrezione. Pone l'accento sulle diverse testimonianze che sgorgano da quelle visioni del Risorto, in particolare quella di Maria di Màgdala e quella dei due discepoli di Èmmaus e soprattutto sulla incredulità e sulla perplessità degli apostoli. Riferisce alla fine l'apparizione agli Undici; Gesù siede a mensa con loro, ma li rimprovera per l'incredulità e la durezza di cuore. Incredulità e durezza di cuore sono gli ostacoli più forti e ricorrenti all'accoglienza della verità, offuscano anche la fede e generano una specie di ottusità dello spirito. Sant'Agostino però proprio da questi atteggiamenti sa trarne un grande motivo di conforto per noi: egli argomenta che proprio in virtù di quelle resistenze la nostra fede trova la migliore conferma. Gesù con le sue reiterate apparizioni vuole confermare i suoi nella fede, dare loro la certezza della suo risurrezione perché poi dovrà affidare a loro il mandato di esserne gli annunciatori e i testimoni. «Gesù disse loro: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura». Appare chiaro che quella fede dovrà irradiare il mondo intero e i veicoli saranno gli apostoli e i loro successori in prima persona e con loro tutti i credenti. La santa pasqua ravviva in tutti noi l'impegno di credere in Cristo, nella sua opera redentrice, nella sua risurrezione e nel frattempo vuole che rinnoviamo i nostri impegni battesimali con i quali gli abbiamo promesso fedeltà e fattiva testimonianza. Riguarda tutti noi il mandato missionario e la crescita del regno di Dio dipende da tutti e da ognuno.
Abba Pambo chiese ad Abba Antonio: "Cosa dovrei fare?". L'anziano gli rispose: "Non confidare nella tua giustizia e non preoccuparti del passato, ma controlla la tua lingua e il tuo stomaco".
QUELLI CHE GIUNGONO TARDI ALL'UFFICIO DIVINO O ALLA MENSA Alla mensa poi chi non arriverà prima del versetto, in modo che tutti insieme dicano il versetto e preghino e tutti insieme poi si siedano a tavola, chi dunque non giungerà per negligenza o per cattiva abitudine, sia ripreso fino alla seconda volta. Se ancora non si emenderà, non lo si ammetta a partecipare alla mensa comune, ma, separato dalla compagnia dei fratelli, mangi da solo, privato anche della razione di vino, finché non abbia dato soddisfazione e non si sia corretto. Alla stessa pena sia sottoposto chi non sarà presente al versetto che si dice dopo il pasto.