La ricerca e la pretesa dei «segni» coincide quasi sempre con la debolezza della fede ed è indice di umana presunzione che quasi vorrebbe sottoporre a giudizio e condizionare l'operato di Dio. Egli, nella sua infinita sapienza e nel suo amore senza limiti, a noi si rivela nei modi che ritiene migliori per noi. In Cristo, nella pienezza dei tempi, nell'incarnazione del Verbo, la rivelazione ha raggiunto il suo culmine e la sua completezza. Soltanto la cecità spirituale ci impedisce di comprenderla. L'acclamazione delle folle contrasta con il rifiuto e la contestazione dei soliti scribi e farisei. Neanche dinanzi al segno di Giona, neanche dinanzi all'annuncio di salvezza che Cristo proclama, neanche dinanzi alla sua morte e risurrezione quella generazione malvagia si convertirà. Ciò vuol dire che possiamo restare colpevolmente ciechi anche dinanzi ai segni più strepitosi ed evidenti. È sconvolgente dover costatare come la superbia dell'uomo possa giungere ad oscurare persino la potenza e l'amore di Dio. I segni vanno cercati nell'Amore, vanno percepiti con la più schietta umiltà, la virtù che alimenta anche la nostra fede. San Paolo ci offre uno splendido esempio di umiltà e di vera conversione: egli diventerà un intrepido araldo del Vangelo e predicherà al mondo pagano Cristo crocifisso e risorto, ma soprattutto con tutta la sua vita ne sarà un testimone credibile e santo. Forti del suo insegnamento possiamo essere più fedeli alla Parola di Dio, il nostro pane quotidiano.
Alcuni fratelli vollero vedere l'abba Antonio. Salirono su una barca, e li trovarono un anziano che anche lui voleva andare da Antonio, ma i fratelli non ne sapevano niente. Seduti sulla barca conversavano sui detti dei padri, sulle Scritture e sui loro lavori manuali. L'anziano invece stava in silenzio. Giunti al porto, si accorsero che anche l'anziano andava dall'abate. Arrivati da Antonio, questi disse: «Avete trovato un buon compagno di strada in questo anziano!». E al vecchio: «E tu ti sei trovato con dei buoni fratelli, Padre!». L'anziano rispose: d'accordo, ma la loro casa non ha porte: entra chi vuole nella stalla e slega l'asino!». Parlava così perché i fratelli dicevano tutto quello che passava loro per la testa.
IL LETTORE DI SETTIMANA Alla mensa dei fratelli mentre mangiano non deve mai mancare la lettura; ma non sia uno a caso che prenda un libro e si metta a leggere, bensì vi sia un lettore stabilito per tutta la settimana, che entra in servizio la domenica. Egli, iniziando il turno di lettura, dopo la Messa e la comunione, si raccomandi alla preghiera di tutti, perché Dio tenga lontano da lui lo spirito di superbia. Il lettore intoni nell'oratorio questo versetto, che venga poi ripetuto da tutti per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); e, ricevuta la benedizione, entri nell'ufficio di lettore.