Una pagina nota ed enigmatica quella di Genesi che la liturgia ci propone oggi e, dicono i commentatori, antichissima, addirittura di origine preisraelitica. Ma lasciamo da parte le disquisizioni degli esperti e prendiamo in considerazione la lotta di Giacobbe con l'uomo misterioso: che cosa avrà significato per il popolo di Israele questa narrazione? Forse la risposta potrebbe essere, anche se dovete prenderla con beneficio di inventario, nel fatto che Israele vi ha ravvisato la continua lotta con Dio. La storia delle ripetute infedeltà e dei tormentati ritorni del popolo della prima alleanza sembra che si trovi tutta riassunta in questo stupendo quadro dalle tinte così fosche e sublimi (anche se al tempo stesso attrae e incute terrore). E per noi, poi, costituisce un paradigma di vita: laddove il nostro non "procedere" ha valore di un lottare contro il Bene. Nel salmo chiediamo a Dio di poter essere contemplatori del suo Volto, e, ambedue le letture proposte si inseriscono nella dinamica della luce. Sì, perché se nella prima lettura il giorno costituisce, anche in maniera metaforica, la fine della lotta, nel Vangelo si trova la fonte stessa della luce, Cristo Signore, che illumina conforta ed è compartecipe del dolore dell'uomo. Ogni cristiano, rischiarato dalla grazia, deve sentirsi impegnato in prima persona a lavorare perché il Regno di Dio sia luce per tutti gli uomini.
Non giudicate Dio dalla balbuzie dei suoi ministri!
PROLOGO ALLA REGOLA DI SAN BENEDETTO Cinti dunque i nostri fianchi con la fede e la pratica delle buone opere, sotto la guida del vangelo, camminiamo nelle sue vie, per meritare di vedere nel suo regno colui che ci ha chiamati (1 Ts 2,12).
Ricordiamoci però che, se vogliamo abitare nella tenda di quel regno, non potremo giungervi se non correndo verso di esso con l'esercizio delle buone opere.