Sentiamo nel vangelo l'ennesima provocazione di Gesù da parte dei farisei: "E' valida ancora la tradizione mosaica? - perché vediamo che i tuoi discepoli, che sono ebrei come noi, non la osservano". La fede che ci viene richiesta è una fede che deve avere strettissimo contatto con la vita quotidiana, anzi è la fede che fa agire, pensare, parlare in maniera degna delle vocazione che abbiamo ricevuto. Oggi Gesù richiama proprio quanti negano questi reali e imprescindibili legami tra fede e opere di ogni giorno. Già il profeta diceva: "questo popolo mi onora solo con le labbra". Per noi cristiani non ci può essere religione autentica senza azione, fede e amore. "La fede senza le opere è morta", diceva l'Apostolo. Da qui si avrà che anche le azioni quotidiane potranno diventare culto interiore a Dio Padre e continuazione della nostra preghiera. Non può essere diversamente, visto che l'uomo è stato creato a immagine di Dio, perciò Gesù ci richiama ad avere gli stessi sentimenti di Dio, Padre e creatore, a percorrere le stesse vie di Gesù suo Figlio.
«Abba Poemen ha riportato queste parole di abba Ammone: "Un uomo passa tutto il suo tempo a portare la scure e non riesce ad abbattere l'albero; c'è un altro invece che è esperto nel tagliare e con pochi colpi lo fa cadere". E diceva che la scure è il discernimento».
L'UMILTÀ Quindi, fratelli, se vogliamo toccare la vetta della più grande umiltà, se vogliamo giungere velocemente alla esaltazione celeste a cui si sale attraverso l'umiltà della vita presente, dobbiamo innalzare, ascendendo con le nostre azioni, quella scala che apparve in sogno a Giacobbe e per la quale egli vide angeli che scendevano e salivano (cf. Gen 28,12). Per noi quel discendere e quel salire stanno senz'altro a significare che con la superbia si discende e con l'umiltà si sale.