Da alcuni giorno stiamo seguendo la Lettera agli Ebrei. Oggi l'autore sacro ci spiega che l'originalità del sacerdozio di Cristo è radicata nella sua persona: è santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli; e si manifesta nell'efficacia della sua mediazione salvifica: non ha bisogno di offrire sacrifici per i propri peccati e ha offerto se stesso per noi una volta per sempre nella sua morte. Ed ora, trasfigurato nella sua umanità, vive presso Dio. Perciò è in grado di intercedere per noi, suoi fratelli. A questo punto si innesta la parte centrale della mediazione sul modo di attuazione del sacerdozio di Gesù. Esso si svolge come mediazione di salvezza universale e piena nel santuario celeste, quello della sua umanità gloriosa. Il tempio o la tenda con la relativa liturgia terrena del popolo ebraico erano solo un'anticipazione profetica di questa nuova e definitiva liturgia celeste, attuata da Gesù, sacerdote per eccellenza. Gesù ha vissuto per fare la volontà di Dio: morire a ciò che è disumano e far crescere l'umanità in noi come Dio l'ha creata. Diventare uomini comporta questo morire, opponendosi a ciò che è disumano. Dio non chiede di rinunciare ad essere uomini, ma di esserlo veramente, vivendo come Gesù, uomo perfetto. Questo è il nostro traguardo sulla terra per/grazie all'intercessione di Cristo Signore, avere LA Vita.
Uno dei padri interrogò abba Giovanni il Nano su chi sia il monaco. Quello rispose: "Fatica! Perché in ogni opera il monaco si affatica. Questo è il monaco".
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Soprattutto non trascuri né tenga in minor conto la salvezza delle anime a lui affidate per preoccuparsi maggiormente delle cose terrene, transitorie e caduche; ma pensi sempre che si è assunto il compito di guidare le anime e che di esse dovrà rendere conto. E perché non adduca a pretesto l'eventuale scarsezza di beni materiali, ricordi che sta scritto: «Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,33); e ancora: «Nulla manca a coloro che lo temono» (Sal 33,10).