Potrebbe capitarci che benché sorretti ed illuminati dalla fede, rimanga poi sterile di opere buone la nostra vita: possiamo dare a parole la nostra adesione a Cristo, ma senza tradurla in atti concreti di amore... Come il figlio, di cui parla il vangelo di oggi. Proclama la propria disponibilità alla richiesta del suo padrone, ma poi all'atto pratico non adempie l'opera. L'obbedienza a Dio esige non solo il docile ascolto della sua parola, ma la conformazione della vita al suo volere. Agli occhi di Dio è meglio un sincero pentimento dopo un momentaneo diniego, che non l'assenso che resta solo verbale. Gesù stesso sarà ancora più esplicito quando affermerà: "Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli".
Un fratello disse al padre: "Perché non riesco essere libero nel dire al padre spirituale i miei pensieri?". Rispose a lui l'anziano: "il padre Giovanni Nano disse di sforzarsi perché di nulla il nemico gode tanto come di chi non manifesta i suoi pensieri".
L'ELEZIONE DELL'ABATE Seguendo quindi questi e altri esempi di discrezione, madre di tutte le virtù, egli regoli ogni cosa in modo che i forti desiderino fare di più e i deboli non si scoraggino E soprattutto osservi questa Regola in ogni suo punto, affinché, dopo aver bene amministrato, possa sentire dal Signore, come il buon servo che aveva distribuito il frumento ai suoi compagni a tempo opportuno: «In verità vi dico - afferma - gli affiderà l'amministrazione di tutti i suoi beni» (Mt 24,47).