Viviamo in un mondo diviso dove ci si disputano i beni della terra e dove le diversità facilmente diventano barriere ed ogni gruppo reclama spazi: la condivisione e la solidarietà stentano a diventare valori universali e duraturi anche se mai si è spento completamente nell'uomo il sogno di un mondo senza barriere, senza odio, senza divisioni di sorta. Ma davvero nulla è impossibile a Dio! Ecco che egli in questa domenica esordisce, nel suo dialogo con noi, proponendoci "un banchetto di grasse vivande per tutti i popoli". Egli strapperà il velo che copre la nostra faccia e non ci consente di vedere ed attuare la vera fraternità; Egli asciugherà le nostre lacrime e farà scomparire la condizione disonorevole del suo popolo. Possiamo perciò anche noi esplodere nella gioia più piena ed intensa: "Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza. Poiché la mano del Signore si poserà su questo monte". San Paolo, prigioniero per il Signore, si rallegra perché i suoi fratelli hanno preso parte alla sua tribolazione ricevendo un segno concreto del loro amore e promette loro una ricompensa non umana: "Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen". È un esempio di condivisione e di un banchetto aperto sullo stile di quello che Cristo ha imbandito per tutti noi. Nel Vangelo quell'invito al banchetto è di natura escatologica, riguarda cioè la fine dei tempi, le nozze nel regno di Dio e la meta finale con il premio che ci attende. I servi inviati a portare l'invito ci trovano ancora indaffarati e distratti? Abbiamo ancora delle scusa da addurre per esimerci dal partecipare alle nozze? Gli affari del mondo hanno ancora la prevalenza sulle cose di Dio? O la gioia del mondo, riteniamo, ci possa soddisfare più della partecipazione alle nozze e al banchetto eterno che Egli ha preparato per noi? O infine, pretendiamo di entrare senza l'abito nuziale, senza esserci prima lavati al lavacro della misericordia divina? La vita e i suoi ritmi talvolta diventano trame contro di noi, ci distolgono dai veri beni eterni e ci illudono con la caducità di quelli presenti. Rendiamoci pronti, laviamoci nel sangue dell'Agnello. In lui speriamo. Egli ci salverà.
Alcuni fratelli vollero vedere l'abba Antonio. Salirono su una barca, e li trovarono un anziano che anche lui voleva andare da Antonio, ma i fratelli non ne sapevano niente. Seduti sulla barca conversavano sui detti dei padri, sulle Scritture e sui loro lavori manuali. L'anziano invece stava in silenzio. Giunti al porto, si accorsero che anche l'anziano andava dall'abate. Arrivati da Antonio, questi disse: «Avete trovato un buon compagno di strada in questo anziano!». E al vecchio: «E tu ti sei trovato con dei buoni fratelli, Padre!». L'anziano rispose: d'accordo, ma la loro casa non ha porte: entra chi vuole nella stalla e slega l'asino!». Parlava così perché i fratelli dicevano tutto quello che passava loro per la testa.
IL LETTORE DI SETTIMANA Alla mensa dei fratelli mentre mangiano non deve mai mancare la lettura; ma non sia uno a caso che prenda un libro e si metta a leggere, bensì vi sia un lettore stabilito per tutta la settimana, che entra in servizio la domenica. Egli, iniziando il turno di lettura, dopo la Messa e la comunione, si raccomandi alla preghiera di tutti, perché Dio tenga lontano da lui lo spirito di superbia. Il lettore intoni nell'oratorio questo versetto, che venga poi ripetuto da tutti per tre volte: «Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode» (Sal 50,17); e, ricevuta la benedizione, entri nell'ufficio di lettore.