La festa del Corpo e del Sangue del Signore dovrebbe essere celebrata il giovedì dopo la domenica della Santissima Trinità. Nelle nazioni però in cui quel giorno non viene riconosciuto come festivo, come nel nostro paese, viene celebrata la Domenica successiva anche per dare ai fedeli la possibilità di esprimere la propria fede nella presenza del Signore in mezzo a noi, sotto i veli del pane e del vino con le processioni e altari presso lungo le nostre vie e paesi. La ricorrenza festiva ci riporta alla sera del Giovedì santo, all'Ultima cena in cui Gesù istituì l'Eucaristia. Dopo la breve parentesi dell'adorazione suggerita dalla norme liturgiche, si viene coinvolti pienamente dalle vicende dolorose del Venerdì Santo. Ritornare a riflettere sull'immenso dono dàtoci da Gesù nella sua divina Eucaristia sembra una doverosa risposta di amore ma anche una apertura di cuore alla lode e alla fiducia... E', quello della presenza reale del Signore nell'Eucaristia, un gradissimo mistero che noi crediamo sulla parola di Gesù, come ci viene riportata dal brano del vangelo odierno, confortati in questo anche dalle prime comunità cristiane che hanno celebrato l'Eucaristia come vero sacrificio del Signore, attualizzando quello che egli aveva consumato sulla croce, come ci testimonia Paolo nella lettera ai Corinzi. La vita di ogni cristiano, di ogni uomo, trova il suo confronto con la traversata del deserto da parte del popolo ebreo, in marcia verso la Terra promessa. La fatica, la stanchezza, la monotonia del deserto mettevano a dura prova la sua costanza... e di tappa in tappa, nutrito anche dalla manna, da questo cibo celeste, riprendeva coraggio... Anche noi assaporiamo l'amarezza e la fatica del nostro cammino... Gesù, prevedendo la nostra fragilità, ha voluto prepararci un cibo che ci sia di conforto e di sostegno nei momenti difficili che dobbiamo attraversare durante la vita e al momento della dipartita da questo mondo... Allora l'incontro con lui di domenica in domenica, o anche di giorno in giorno, ci dà la certezza di non essere soli nella lotta... ci fortifica e sprona a perseverare nella via della fedeltà al suo amore. Il Viatico ricevuto nell'approssimarsi della fine ci dona fiducia nel viaggio verso l'eternità: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Nelle nostre giornate buie, - ci saranno per tutti! - sarà di grande conforto credere che là, nella chiesa, in quel tabernacolo, al cui fianco arde perennemente una lampada eucaristica, c'è un amico che ti ascolta, ti comprende, ti lenisce la sofferenza, ti dona speranza...
Forse non è fuori posto un richiamo a ricevere l'Eucaristia con le debite disposizioni: Stato di grazia, fede nella presenza del Signore nel pane e vino consacrati, raccoglimento e preghiera, l'osservanza del digiuno eucaristico di non aver mangiato cioé nulla da almeno uno ora e l'atteggiamento devoto e modesto. Non può mancare anche una testimonianza vera, non quella di andare a "vedere" la processione ma di parteciparne con tutto il cuore, seguendo con devozione "i passi del Signore che passa"...
Un fratello disse al padre: "se cado in qualche misera colpa, il mio pensiero mi consuma e mi condanna, 'dicendomi perché sei caduto?'" Disse a lui l'anziano: "nel momento in cui l'uomo cade in una mancanza e dice: 'ho peccato!', subito trova quiete".
L'ELEZIONE DELL'ABATE Non sia agitato e apprensivo, non sia pignolo e ostinato, non sia geloso e troppo sospettoso, altrimenti non avrà mai pace. Negli stessi comandi sia previdente e ponderato, tanto se la cosa è di carattere spirituale quanto se è di carattere materiale; negli ordini che dà agisca con discernimento e moderazione, tenendo presente la discrezione del santo Giacobbe quando diceva: «Se faccio stancare troppo a camminare le mie pecore, mi moriranno tutte in un solo giorno» (Gen 33,13 Volg.).