Giuseppe, un figlio amato e prediletto dal padre è odiato e venduto dai fratelli, ma sarà proprio lui il lo strumento della provvidenza per il suo popolo; Il Signore Gesù il Figlio eletto in cui il Padre ha posto le sue compiacenze, il Messia promesso e atteso, viene rifiutato e condannato dai suoi eletti, dai figli d’Israele; è Lui il Salvatore del mondo. Uno degli effetti più gravi del peccato è una forma di cecità spirituale, un indurimento del cuore e tutto questo è ancora causato da quel maledetto orgoglio. Ne sono vittime i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo: con divina pazienza Gesù cerca di illuminare il buio delle loro coscienze raccontando, con una parabola, i punti oscuri della storia d’Israele. Mette anzitutto in primo piano la preferenza divina nei confronti del popolo eletto: lo paragona ad una vigna, curata con amore di predilezione: La circonda con una siepe, vi scava una buca per il torchio e costruisce una torre. Sono i presupposti che avrebbero dovuto garantire la migliore sicurezza e protezione da influssi esterni e contaminanti e restare nella fedeltà al Signore. L’apertura smisurata può significare pericolo dell’invasione di lupi rapaci. Questa vigna la diede in affitto a dei contadini; un affitto che indica che di fatto è un dono da far crescere e moltiplicare nel tempo. Gesù altrove parla degli invitati a lavorare nella sua vigna. La grande amare delusione avviene quando arriva il tempo di raccogliere i frutti, quando manda i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Il tempo è quello che stanno vivendo con la venuta del Messia, con la presenza di Cristo Gesù. I contadini fanno violenza ai servi e li uccidono. Manda di nuovo altri servi, altri messaggeri, altri profeti più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo, nella pienezza del tempo il buon Dio manda loro il proprio Figlio sperando: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma “lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero”. Gesù preannuncia l’assurda condanna e la sua morte. Ripetiamo con fede la colletta di oggi: “O Dio, che per mezzo dei sacramenti ci rendi partecipi del tuo mistero di gloria, guidaci attraverso le esperienze della vita, perché possiamo giungere alla splendida luce in cui è la tua dimora”.
«Abba Teodoro di Ferme – riporta un detto – interrogò abba Pambo: "Dimmi una parola!". Con molta fatica gli disse: "Teodoro, va', abbi misericordia di tutti, perché la misericordia trova fiducia presso Dio"».
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Recitato così l'intero salmo in due giorni, cioè la domenica e il lunedì, a Terza, Sesta e Nona del martedì si dicano tre salmi per volta, dal 119 al 127, complessivamente nove salmi; e questi si ripetano sempre uguali alle stesse Ore fino alla domenica, mantenendo invariata per tutti i giorni la disposizione degli inni, delle letture e dei versetti; e così la domenica si comincerà sempre dal salmo 118.