Isaia, con accenti profetici e messianici, ci descrive la gloria di Dio intesa e manifestata come una vocazione speciale, una predilezione divina e una missione particolare: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Il buon Dio forgia ognuno sin dal seno materno con i doni necessari per vivere e raggiungere la meta, per manifestare la sua Gloria. Del Messia il profeta dice: “Ora Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra». Così viene preannunciata la sua futura missione che sarà salvezza di tutti, sarà una salvezza universale. Gesù dirà di sé: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». San Paolo denomina i fedeli di Corinto, coloro che sono stati santificati e santi per chiamata. Poi scopriamo con lo stesso apostolo che la vocazione alla santità è universale: «Cristo ha amato la Chiesa - tutta la Chiesa - e ha dato se stesso per lei, per renderla santa». In questo contesto accogliamo la testimonianza odierna del Battista: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» Ecco donde possiamo sperare di poter conseguire la santità, da Colui che è il Figlio di Dio, da lui che battezza nello Spirito Santo e che ha così cancellato il nostro peccato. La testimonianza del Battista è inconfutabile: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito come una colomba dal cielo e rimanere su di lui è il Figlio di Dio».
Sforzati di entrare nella cella del tesoro che è dentro di te e vedrai quella che è in cielo: l'una e l'altra sono un'unica (cella), e per una sola porta le vedrai entrambe. La scala che conduce al Regno è nascosta dentro di te, nella tua anima. Tu immergiti in te stesso, (lontano) dal peccato, e lì tu troverai i gradini per i quali salire.
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Né chiuda gli occhi sui vizi dei trasgressori, ma appena cominciano a nascere li strappi fin dalle radici con tutte le forze, memore della triste fine di Eli, sacerdote di Silo (cf. 1 Sam 2,27-34). E i più docili e disponibili li riprenda a parole, ammonendoli una prima e una seconda volta; ma i malvagi, gli ostinati, i superbi e i disobbedienti li reprima con le battiture o altri castighi corporali sin dal primo apparire del vizio, sapendo che sta scritto: «Lo stolto non si corregge a parole» (Pr 29,19); e ancora: «Percuoti con la verga tuo figlio e lo strapperai dalla morte» (Pr 23,14).