Il Popolo d’Israele subisce una umiliante sconfitta da parte dei Filistei, una sconfitta non solo militare ma ancor più umiliante perche inferta da un popolo pagano. È l’onta alla fede nell’unico Signore. L’arca dell’alleanza con i valori e i significati che racchiude non è con il suo popolo: ecco il motivo della disfatta! “Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode”. Tutte le nostre battaglie vengono perse quando il Signore non è con noi perché l’abbiamo escluso dalle nostre imprese anche quotidiane. “Non appena l'arca dell'alleanza del Signore giunse all'accampamento, gli Israeliti elevarono un urlo così forte che ne tremò la terra”. Risorge nel popolo la fede, la certezza che Dio, il Signore degli eserciti è prode in guerra, si chiama Signore. «È venuto Dio nell'accampamento!». La perniciosa lebbra della presunzione e della sfiducia viene guarita dalla potenza di Dio. Ne abbiamo conferma nel vangelo: “Venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato». Parole e gesti significativi accompagnano l’evento: viene un lebbroso; sta infrangendo le regole, non dovrebbe accostarsi; nonostante il suo male si inginocchia e implora la guarigione. Gesù: ne ha compassione, tende la sua mano: altra infrazione, lo tocca e lo guarisce, lo purifica. Ci sono tutte le caratteristiche di una vera e propria celebrazione: s’incontrano il male purulento del peccato, l’umile implorazione e il candore del Figlio di Dio. Gesù sta già facendosi carico delle umane debolezze che nel suo peregrinare incontra e guarisce; quelle piaghe del lebbroso e non soltanto quelle, le ritroviamo sul corpo del Crocifisso. La mano tesa è forata! Tutti i mali con violenza si avventano sul Corpo e sulla persona del martire divino. Gesù implora perdono: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”; Egli vuole donare guarigione, e risurrezione per tutti i lebbrosi di tutti i tempi; e con la sua passione si fa garante di vita nuova, di una gioiosa risurrezione.
Disse abbà Longino: «Da' il sangue e ricevi lo Spirito»
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Quando dunque uno assume il titolo di abate, deve guidare i suoi discepoli con un duplice insegnamento: cioè, tutto quello che è buono e santo mostrarlo più con i fatti che con le parole; in modo da proporre con le parole i comandamenti del Signore ai discepoli più maturi, invece ai duri di cuore e ai più rozzi mostrare con il suo esempio i precetti divini. Quanto poi avrà indicato ai suoi discepoli come contrario alla legge di Dio, dimostri con la sua condotta che bisogna evitarlo, perché non gli accada che, mentre predica agli altri, non sia trovato riprovevole proprio lui (cf. 1 Cor 9,27), e che un giorno Dio non debba dirgli a causa dei suoi peccati: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle?» (Sal 49,16-17); e ancora: «Tu osservavi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, ma non ti sei accorto della trave che era nel tuo» (Mt 7,3).