«Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta». È l’assenso di Samuele dopo essere stato ripetutamente chiamato dal Signore nel cuore della notte. L’uomo dopo il buio del peccato ha paura del suo Signore! Non sente più la sua voce, ma i suoi passi che gli incutono paura: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». La nudità è perdita della propria dignità e delle divine prerogative dateci dal buon Dio. L’uomo spaurito dopo il peccato è rimasto vittima di una grave sordità, sono però incessanti i richiami del Signore verso il suo popolo: “Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire; Israele, se tu mi ascoltassi! … Sono io il Signore tuo Dio”. Egli vuole riprendere il dialogo con la sua creatura; si rivolge a testimoni prescelti per farsi sentire: ha scelto un piccolo popolo per intessere un dialogo e una storia di salvezza, ripropone per questo più volte un patto di alleanza. Come fa Gesù con la suocera di Pietro nell’episodio del Vangelo di oggi, che la prende per mano e la guarisce; il Signore Dio prende per mano il suo popolo e lo conduce verso un esodo, verso una guarigione. Nel vangelo si allarga l’opera del medico divino: “Di sera, dopo il tramonto”, portavano a Gesù tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Coloro che erano affetti da varie malattie o invasati dal demonio, tutti coloro che soffrivano le conseguenze della primitiva sordità vengono guariti. E affinché questa guarigione continuasse nel tempo Gesù si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Sono i preludi di una definitiva, continua e completa redenzione. La risposta di Samuele, l’ “Eccomi” di Maria sono esempi che dovrebbero illuminare i nostri comportamenti di fedeli e di docili ascoltatori della Parola di Dio, che è luce e lampada ai nostri passi. O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora.
«Una parola non è possibile adesso – constata tristemente un padre del deserto. Quando i fratelli interrogavano gli anziani e facevano ciò che questi dicevano, Dio provvedeva per loro come dovevano parlare. Ma ora, poiché chiedono e non fanno ciò che odono, Dio ha tolto dagli anziani il dono della parola; e non sanno cosa dire, perché non vi è chi metta in pratica»
QUALE DEVE ESSERE L'ABATE Sappia pure l'abate che il padre di famiglia ascriverà a colpa del pastore quanto di minor bene avrà trovato nel suo gregge. Sarà scusato, il pastore, soltanto se avrà usato ogni diligenza verso un gregge turbolento e disobbediente e avrà applicato tutti i rimedi alla loro cattiva condotta; allora, assolto nel giudizio divino, potrà dire col profeta: «Non ho nascosto la tua giustizia in fondo al cuore, la tua fedeltà e la tua salvezza ho proclamato (Sal 39,11); ma essi mi hanno deriso e disprezzato» (Is 1,2 Volg.). E allora per le pecore ribelli alle sue cure ci sarà alla fine quale castigo la morte.