Il brano evangelico di questa liturgia domenicale pone al centro della nostra attenzione la fede. La vicinanza dei discepoli con Gesù, durante la sua missione terrena, fa scoprire loro che in Cristo vi è un qualcosa di insondabile alla mente umana. Si rendono conto che sfugge loro qualcosa proprio nella comprensione di Gesù. Il suo messaggio ed il suo insegnamento sembrano essere molto difficoltosi per la loro applicazione. Il messaggio di Gesù comporta, allora, una nuova appartenenza, che sembra non essere aperta a tutti. Leggiamo nel brano del vangelo di Luca, che precede il brano odierno, e scopriamo che Gesù parla del reciproco perdono, da attuare sempre ed in ogni circostanza. La legge che Dio aveva affidato a Mosè è una legge di giustizia, anche sociale, ma in essa non compare il perdono; oltretutto il perdono stesso è una prerogativa di Dio. I discepoli sono sconcertati ma non vogliono avvilirsi di fronte a queste difficoltà; si rivolgono con fiducia a Gesù. La loro esperienza vera e concreta di vita con Gesù, fa comprendere loro l'inadeguatezza umana a compiere la volontà di Dio. Nasce allora in modo quasi spontaneo la domanda di accrescere la propria fede. La domanda dei discepoli non è la richiesta di spiegazioni intellettuali a verità non umanamente accessibili; vogliono andare oltre a quello che vedono con i loro occhi. I discepoli pongono nella fede la loro reale e concreta possibilità di cambiare la vita. La loro richiesta, già in sé, contiene un esplicito atto di fede rivolto al Maestro, al quale rivolgersi per le preghiere. Gesù risponde in modo adeguato a questa esortazione e comprende che la loro richiesta si riferisce in modo preciso e specifico al loro mandato nel discepolato. La richiesta di fede dei discepoli, diventa la preghiera universale della Chiesa; diventa la nostra preghiera. Si scopre allora che essere discepoli di Cristo non deriva dai meriti umani. Il dono pasquale di Cristo è proprio nel sentirsi appartenenti ad un nuovo discepolato ed ad una nuova realtà. Noi possiamo meglio comprendere questa fede nel Mistero di Cristo.
Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: «Padre, dimmi come si deve pregare, perché ho molto irritato Iddio». L'anziano gli disse: «Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato».
I SETTIMANARI DI CUCINA Chi sta per uscire di settimana, il sabato faccia le pulizie; lavi i panni con cui i fratelli si asciugano le mani e i piedi; tanto poi chi finisce quanto chi inizia il turno lavi i piedi a tutti. Chi esce di settimana riconsegni puliti e in buono stato gli utensili del suo ufficio al cellerario, e questi a sua volta li consegni al fratello che entra in servizio, in modo da sapere quello che dà e quello che riceve. Un'ora prima della refezione i settimanari prendano, oltre la razione stabilita, un bicchiere di vino e un po' di pane per ciascuno, perché all'ora del pasto possano servire i fratelli senza lamentele e senza eccessiva fatica; nei giorni festivi però attendano sino alla fine della Messa.