Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
26 Maggio - 01 Giugno 2019
Tempo di Pasqua VI, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Lunedì 27 maggio 2019

Lo Spirito di verità mi renderà testimonianza.

Gesù parla sempre in modo franco ai suoi discepoli. Riconosce loro che sono stati sempre con Lui, con il Maestro. Non è fonte di privilegio per chi lo ha sempre seguito. Gesù è chiaro ed esplicito; i suoi discepoli dovranno subire prove e persecuzioni. Non nasconde loro le future difficoltà. Non vuole creare false illusioni. È un realismo che non è crudo ma che nasce dall'amore. È un dono di generosità che continua a tributare per i suoi discepoli e per noi stessi. Ogni volta che preannuncia delle difficoltà, Gesù indica sempre una strada; un percorso che permette di superare questi ostacoli. Lo stesso amore che egli ci dona è posto poi a fondamento di questo cammino. Il Signore preannuncia questi momenti perché siano affrontati e superati con generosità. Il momento di comunione intima di Gesù che il vangelo di oggi propone ha proprio questo intento. È un grande messaggio che ispira fiducia. La base è sempre e solo l'amore; l'amore del Padre verso il Figlio, l'amore di Gesù verso di noi e il nostro amore verso Dio e gli altri. È come se fosse un circuito elettrico dove è necessaria la presenza di tutti questi elementi. La promessa dello Spirito Santo garantisce la presenza di un Dio-Amore che infonde coraggio e fiducia. La Chiesa garantisce questa presenza. A noi renderla credibile con generosità ed altruismo.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il Padre Daniele disse: "Quanto più fiorisce il corpo, tanto più si estenua l'anima, e quanto più si estenua il corpo tanto più fiorisce l'anima".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

NORME PER L'ACCETTAZIONE DEI FRATELLI

Se possiede delle sostanze, o le distribuisca prima ai poveri, oppure le ceda al monastero con un atto pubblico di donazione, senza riservare per sé nulla di tutti i suoi beni, poiché sa che da quel giorno egli non potrà disporre nemmeno del proprio corpo. Subito dopo sia svestito dei propri abiti e rivestito con quelli del monastero. Tuttavia gli indumenti di cui è stato spogliato siano conservati nel guardaroba, perché se un domani, cedendo alle istigazioni del diavolo, egli dovesse - non sia mai! - uscire dal monastero, allora venga svestito degli abiti del monastero e mandato via. Però la sua carta di professione, che l'abate prese dall'altare, non gli si restituisca ma si conservi nel monastero.

Cap.58,24-29.