Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
19 - 25 Maggio 2019
Tempo di Pasqua V, Colore bianco
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 1

Commento alle Letture

Martedì 21 maggio 2019

Vi dò la mia pace...

La pace è il vero dono di Cristo Risorto. È la Sua pace, dono del suo amore. Non è la pace umana che è frutto di equilibrismi per vincere e domare le diverse spinte egoistiche. È pace vera, indice di apertura, disponibilità verso l'altro. Non è la pace come assenza di guerra. È la pace che nasce da una autentica tensione interiore che aspira ai beni più grandi. Non è la pace che diventa assenza di qualsiasi spinta emotiva per il “quieto vivere”. È la pace che rispetto ed accoglienza verso i più deboli. Non è la pace che vuole dimostrare in modo arrogante la propria superiorità. È questa la pace che Gesù ci vuole donare con la sua risurrezione. Sarà un dono vero perché Egli accettando e non subendo la Passione vuol dimostrare il suo amore verso il Padre e verso di noi. Il mistero dell'amore di Dio che si realizza in Cristo è il cuore vero della sua pace. Per questo è il dono del Cristo Risorto perché è frutto della sua Morte e Resurrezione. La Pace di Cristo è dono di amore totale e completo. Nella nostra vita ricerchiamo questa pace vera e totale. È impegno che significa disponibilità ed umiltà. La pace, la vera pace, deve essere costruita nei nostri cuori per realizzarla come istituzione anche sociale e politica, basata sulla vera giustizia.


Apoftegmi - Detti dei Padri

L'Abba Pastor disse: Proprio come il fumo fa uscire le api dall'alveare in modo che il miele venga loro sottratto, così una vita comoda priva l'anima dell'uomo del timor di Dio e cancella tutte le sue opere buone.


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

GLI ARTIGIANI DEL MONASTERO

Se nel monastero vi sono degli artigiani, esercitino la loro arte in tutta umiltà e solo con il consenso dell'abate. Se però qualcuno di loro si insuperbisce per la perizia acquisita nella sua arte e perché pensa di recare una qualche utilità al monastero, costui sia sospeso da quell'attività e non torni ad esercitarla se prima non si sarà umiliato e l'abate non glielo avrà concesso di nuovo

Cap.57,1-3.