Ce lo chiede Colui che ha preso su di sé le nostre colpe per redimerle a costo della vita: non ci ha giudicati, ci ha redenti con l’amore che perdona, che gratuitamente cancella le nostre colpe e ci riconcilia con Dio! Al Signore, nostro Dio, la misericordia e il perdono; è il dono e la virtù più sublime che gli riconosciamo. Dio è Amore, Amore che perdona. Egli è sempre pronto alla remissione se pentiti lo chiediamo. Il Profeta dice: “A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto”. A nostra volta quindi per motivo di gratitudine e di coerenza dobbiamo essere sempre disposti al perdono, alla generosità e al dono gratuito con umiltà e benevolenza sull’esempio del Padre della misericordia; perciò non guardiamo il nostro prossimo come giudici che scrutano le altrui colpe e emanano sentenze ignorando le proprie. Questo è un atteggiamento che per nostra colpa ci priva di amore e di grazia; allontana da noi la divina misericordia, poniamo una barriera alla benignità di Dio. Al contrario la nostra benevolenza e la carità fraterna, il dare agli altri, fa sì che ci sia dato, ci sia versata nel grembo, una misura buona, pigiata, colma e traboccante di doni dal Cielo. San Paolo ci conferma in questa verità: il bene ricevuto e donato alimenta la nostra speranza, non siamo e non saremo mai delusi delle nostre attese “Perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.
Il proposito del giorno: sempre “Ti perdono”.
Un anziano disse: «Se vuoi vivere, o uomo, secondo la legge di Dio, avrai per protettore l'autore stesso di quella legge».
RIVERENZA NELLA PREGHIERA Se, quando vogliamo presentare qualche richiesta ai potenti, non osiamo farlo se non con umiltà e rispetto, quanto più al Signore Dio dell'universo dobbiamo rivolgere le nostre suppliche in tutta umiltà e purezza di devozione! E noi sappiamo che saremo esauditi non per le molte parole, ma per la purezza del cuore e le lacrime di compunzione. Perciò la preghiera deve essere breve e pura, a meno che non venga prolungata per il fervore ispirato dalla grazia divina. Ma lorazione che si fa in comune sia assolutamente breve e, dato il segnale dal superiore, si alzino tutti insieme.