Una delle domande più urgenti è quella che ci induce a chiederci: dove è diretta la nostra vita? E implicitamente: dove si va con la pratica quaresimale? E ancora, cosa accade dopo?, qual è l’approdo, chi incontreremo? Ci soccorre e ci illumina il Vangelo di oggi. “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra”. Prima ancora dell’esame individuale avviene una selezione e una separazione tra pecore e capre. Per le “pecore” segue un gioioso: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”. È sorprendente, quasi incredibile per gli eletti la motivazione del premio, dell’eredità! “Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". "In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". Ecco allora il segreto svelato: siamo stati capaci con il dono della fede e dello Spirito, di riconoscere negli ultimi, come facciamo contemplandolo nella piccola Ostia consacrata, Lui, il Signore sotto le spoglie dell’indigente e l’abbiamo amato e soccorso. Risuona allora suadente l’invito: "Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”. La santità la percepiamo come risposta al dono di Grazia, come rifiuto e fuga dal male, come esperienza di comunione e di amore con il divino Redentore, ma anche con tutti i nostri fratelli. Quel “Venite, benedetti del Padre mio” lo accogliamo come costante incentivo e sprone alla santità di vita in vista di quell’esame finale. La nostra preghiera: “Formaci alla scuola della tua sapienza, perché l'impegno quaresimale lasci una traccia profonda nella nostra vita”.
"Un fratello chiese ad abba Matoes: 'Che devo fare? La mia lingua mi è causa di afflizione: quando giungo in mezzo agli altri non riesco a trattenerla, ma in ogni loro buona azione trovo da giudicarli e accusarli. Che devo dunque fare?' L'anziano gli rispose: 'Fuggi nella solitudine. È debolezza infatti. Chi vive con dei fratelli, non deve essere spigoloso, ma sferico, per poter rotolare verso tutti'. E disse: 'Non per virtù vivo in solitudine, ma per debolezza; sono i forti infatti che vanno in mezzo agli uomini".
CON QUALE ORDINE DEVONO DIRSI I SALMI Alle Ore diurne si inizi sempre con il versetto: «O Dio, vieni a salvarmi; Signore, vieni presto in mio aiuto» (Sal 69,2) e il Gloria; quindi l'inno di ciascuna Ora. A Prima della domenica si dicano quattro strofe del salmo 118; nelle altre Ore, cioè a Terza, Sesta e Nona, tre strofe per volta dello stesso salmo 118.