Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
03 - 09 Marzo 2019
Tempo di Quaresima , Colore viola
Lezionario: Ciclo C, Salterio: sett. 4

Commento alle Letture

Venerdì 08 marzo 2019

Il digiuno e lo sposo.

Il digiuno è una pratica religiosa antica, che con scopi e modalità diverse, tende sempre a mortificare i sensi dell'uomo per affinare lo spirito e renderlo più pronto ad immergersi nel soprannaturale. Lo praticavano anche i discepoli di Giovanni Battista e dei farisei. Non facevano altrettanto quelli di Cristo e ciò suscita ancora una volta le critiche dei soliti nemici di Cristo, sempre pronti a spiare ogni eventuale irregolarità secondo il loro ottuso metro di giudizio. Sono però gli stessi discepoli di Giovanni a porre l'interrogativo: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». È illuminante la risposta di Gesù: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno». Gesù è lo sposo, egli, con la sua venuta tra noi, ha celebrato le nozze solenni con la nostra umanità incarnandosi e divenendo uno di noi. Egli è l'Emmanuele, il Dio-con-noi. Non ci può essere motivo di gioia più grande, perché in quelle nozze è già racchiusa la nostra redenzione, il nostro festoso ritorno alla casa paterna, l'abbraccio affettuoso del Padre celeste al figlio ritrovato. È vero che il culmine della festa avverrà in un mattino radioso di Pasqua con la gloriosa risurrezione di Cristo, ma è lecito dire che già la sua nascita e la sua presenza tra noi ci autorizzano a gioire ed esultare. Lo fanno anche gli angeli di Dio alla sua nascita, intonando l'inno del Gloria. Con due esempi illuminanti lo stesso Signore ci fa comprendere il totale rinnovamento che egli sta operando a nostro favore. In lui si sta realizzando, quasi alla lettera, una profezia antica, proferita da Isaia: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato». Quando poi lo sposo ci sarà tolto per la violenza della crudele passione e morte e a causa del peccato, allora sì, avremo giorni e motivi di lutto, di pianto e di digiuno. È il digiuno che ancora la Chiesa ci propone quando l'attesa dello sposo ci pone in atteggiamento penitenziale e di interiore rinnovamento.


Apoftegmi - Detti dei Padri

«Un fratello disse al padre Antonio: "Prega per me!". L'anziano gli dice: "Non posso avere io pietà di te, e neppure Dio, se non sei tu stesso a impegnarti nel pregare Dio"».


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

COME CELEBRARE L'UFFICIO DIVINO DURANTE IL GIORNO

Come dice il profeta: «Sette volte al giorno io ti lodo» (Sal 118,164). Questo numero di sette sarà da noi raggiunto se compiremo i doveri del nostro servizio alle Lodi mattutine, a Prima, a Terza, a Sesta, a Nona, ai Vespri e a Compieta, perché appunto di queste Ore diurne il profeta ha detto: «Sette volte al giorno io ti lodo». Infatti riguardo alle Vigilie notturne lo stesso profeta dice: «Nel cuore della notte mi alzo a renderti lode» (Sal 118,62). In queste Ore dunque eleviamo lodi al nostro Creatore per le sentenze della sua giustizia (Sal 118,62 e 164), cioè alle Lodi mattutine, a Prima, a Terza, a Sesta, a Nona, ai Vespri e a Compieta; e di notte alziamoci a rendergli grazie.

Cap.16,1-5.