La fecondità dei semi divini è misteriosamente nascosta, non ha nulla di appariscente e di clamorosamente visibile; la si può scorgere solo con l'occhio della fede, che ci aiuta a comprendere, ma non ci svela mai completamente il mistero che racchiude. Sembra che tutto sia troppo piccolo ai nostri occhi, sembra che i granellini di Dio, sparsi per il mondo, siano inadeguati a confronto con le nostre attese e le nostre smanie di grandezza. C'è poi l'impazienza che ci morde dentro e non ci consente di attendere che il seme germogli e cresca. Viviamo l'epoca del "tutto e subito". Dio vede il nostro tempo in chiave di eternità e quindi lo scandisce secondo un suo piano inscrutabile. Non ci è dato di conoscere neanche il tempo della mietitura o della raccolta dei frutti. Ci sfuggono perfino i criteri per valutare la crescita del Regno. Le misure di Dio infatti non corrispondono alle nostre. Tutto questo però non significa che Egli ci voglia lasciare completamente al buio: il suo piano universale di salvezza ci riguarda direttamente e la crescita del seme significa per noi l'incarnazione nel tempo e in ciascuno di noi di quel progetto. Ci dona perciò la fede, che dobbiamo alimentare con le altre virtù cristiane, specialmente con l'umiltà e la purezza del cuore. Solo così possiamo arrivare ad accogliere con una accettazione piena ed incondizionata i progetti divini, senza la pretesa, assurda per la pochezza dei nostri occhi, di volerli misurare con i nostri criteri umani. È proprio nei confronti di Dio che sperimentiamo i grandi guasti derivanti dalla superbia e le meraviglie che sgorgano dall'umiltà. I fasti e le glorie dei regni umani hanno le loro storie e rivelano la loro caducità. Il regno di Dio, anche perché silenzioso e umile, piccolo e nascosto, si rivela infine in tutta la sua grandiosità con i prodigi che opera nella nostra storia. Gesù lo dichiara: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Il seme di Dio, il suo figlio prediletto, dovrà calarsi, proprio come seme fecondo, nelle viscere della terra, per germogliare e portare frutti di universale salvezza, in quel mattino di Pasqua.
La fiducia e la speranza che Dio lo ama. "Soltanto non abbatterti – dice Giovanni Crisostomo al figlio spirituale Teodoro - Ecco ciò che non smetterò di ripeterti ogni volta che ti parlerò, ovunque ti vedrò; ed è ciò che ti farò dire da altri". La cosa peggiore è "la disperazione che leva la fiducia in coloro che sono caduti".
QUALI SONO GLI STRUMENTI DELLE BUONE OPERE Non odiare nessuno. Non nutrire gelosia. Non assecondare l'invidia. Non amare i litigi. Fuggire l'alterigia e l'arroganza. Venerare gli anziani. Amare i giovani. Nell'amore di Cristo pregare per i nemici. Tornare in pace con chi si è in contrasto prima che tramonti il sole. E della misericordia di Dio non disperare mai.