Liturgia della Settimana

preparata dai giovani monaci del monastero di S.Vincenzo Martire, Bassano Romano (VT)  
10 - 16 Giugno 2018
Tempo Ordinario X, Colore verde
Lezionario: Ciclo B | Anno II, Salterio: sett. 2

Commento alle Letture

Sabato 16 giugno 2018

Sia il vostro parlare sì, sì...

Sia il vostro parlare si, si; no ,no; il più viene dal maligno. Ecco che oggi Gesù ci esorta a dire sempre la verità ed essere sempre schietti e sinceri. La nostra vita dovrebbe essere di esempio per tutti; i nostri comportamenti sempre limpidi e trasparenti, tanto da far bastare la nostra parola. La nostra stessa vita deve essere testimone e garante delle nostre affermazioni. In questo senso anche i giuramenti sono inutili; Gesù però nel brano che ci propone va oltre. La nostra realtà di creature – di fronte ad un unico e misericordioso Creatore - ci dovrebbe far desistere dal giurare. L’assumere la verità come norma della nostra vita ci fa pensare anche all’evangelista San Giovanni che ci propone Gesù stesso come la Verità. Siamo invitati, con il controllo delle parole, ad avere un atteggiamento positivo verso la vita, realizzabile solo con la fede. La fede si incarna, quindi, in Gesù stesso; nel nostro parlare si deve riconoscere la Sua opera ed il Suo insegnamento.


Apoftegmi - Detti dei Padri

Il padre Elia disse: "Io ho timore di tre cose: di quando l'anima uscirà dal corpo, di quando mi incontrerò con Dio, di quando la sentenza sarà profferita su di me".


Dalla Regola del nostro Santo Padre Benedetto

IL PRIORE DEL MONASTERO

Capita abbastanza spesso purtroppo che per la nomina del priore nascano nel monastero gravi scandali. Ci sono infatti alcuni che, gonfi del malvagio spirito di superbia, si considerano come un secondo abate e, arrogandosi un potere assoluto, provocano scandali e divisioni nella comunità; e questo succede soprattutto in quei luoghi dove il priore viene designato dallo stesso vescovo o dagli stessi abati che hanno stabilito in carica l'abate. Quanto ciò sia assurdo è facile capirlo, perché così si dà al priore motivo per insuperbirsi già dall'inizio della sua carica; difatti i suoi pensieri gli insinueranno che egli è indipendente dall'autorità del suo abate, dal momento che anche lui è stato stabilito in carica da quelli stessi che hanno stabilito l'abate.

Cap.65,1-6.